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2012

“La Sampdoria tra presente e futuro”

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La Sampdoria tra presente e futuro”. Questo è stato l’argomento trattato nella redazione de Il Secolo XIX, insieme a quattro giocatori blucerchiati quali il capitano Gastaldello, Paolo Castellini, Gianni Munari e il giovane Pedro Obiang a cui si sono aggiunti anche l’ex doriano Marco Lanna, lo scrittore psicologo e collaboratore de Il Secolo XIX Lorenzo Licalzi e il responsabile dell’area comunicazione della Sampdoria, Alberto Marangon. Si è parlato di vari argomenti tra cui anche la tifoseria. Ecco alcune parole dei protagonisti:

Munari: “Tutte le tifoserie sono differenti tra loro. Ad esempio i tifosi presenti domenica sera al “Franchi”, dopo un po’ di tempo già brontolavano. Anche nel nostro stadio si sentono a volte fischi e lamenti, ma i tifosi doriani sono fantastici”.

Gastaldello: “Io penso che il vero tifo si vede nel momento del bisogno della squadra. In questo i nostri sostenitori sono stati ottimi, non ci hanno mai abbandonato nonostante le tante sconfitte rimediate in quest’ultimo periodo. Credo che sarebbe stata difficile una cosa del genere da qualche altra parte”.

Obiang: “Se la squadra non gioca bene, non reagisce, e anche giusto prendersi le critiche dalla tifoseria”.

Gastaldello: “Pedro, a te hanno fischiato perché,nella partita contro il Bologna, hai tirato in Gradinata. Se facevi gol non ti fischiavano..”.

Lanna: “Non contano i fischi per un errore di un giocatore, ma la gradinata,  lo stadio che è importante.

Licalzi: “Il tifo è qualcosa di intenso, passionale. Anche se un giorno sei un campione e poi magari ti ritrovi ad essere un brocco, è passione. Rivolgendomi ai ragazzi blucerchiati dico che hanno fatto un’ottima  scelta, la Sampdoria è una grande famiglia felice. Ogni calciatore è pieno di voglia e passione”.

Castellini: “Giocando nel Betis, in Spagna, ho conosciuto un altro modo di sostenere la squadra. Ora la squadra vive un momento negativo ma combattono insieme arrangiandosi di quello che hanno. La tifoseria va allo stadio, critica, fischia, brontola, urla ma comunque sifa sempre festa. I calciatori appaiono come persone normali, con un bellissimo lavoro, ma non c’è invidia nei loro confronti.

Obiang: “ Sono d’accordo. Difatti quando sono sbarcato in Italia sono rimasto sbalordito. Ad esempio quando ero in Spagna, non ho mai affrontato un test fisico”.

Gastaldello: “Io non sopporto la falsità. In una squadra ci sono almeno 25 persone, differenti tra loro. E difficile andare d’accordo con tutti. Però odio quando i media riportano cose non vere, sostenute da qualche giocatore. Fatti di questo genere possono indurre alla rottura di uno spogliatoio. Apprezzo l’onestà, coloro che dicono quello che pensano in faccia”.

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