2015
La Sampdoria e la ghigliottina europea: fallimento significa esonero
Ho letto che da un po’ di tempo lei viaggia spesso per l’Europa, ma forse nessuno ha letto che quasi tutti gli allenatori della Sampdoria post-Eriksson scelti per farla viaggiare in Europa vengono esonerati dopo pochi mesi. La storia è tristemente molto più semplice di quanto sembri, perché, se si dà uno sguardo agli allenatori scelti dalla famiglia Mantovani prima e dai Garrone poi, ci si rende conto che tutti quegli allenatori scelti per far andare avanti la Sampdoria in Europa hanno fallito e sono stati esonerati a stretto giro di posta. Cesar Luis Menotti, Luciano Spalletti, Domenico Di Carlo e poi ultimo in ordine cronologico il primo esonero di Massimo Ferrero, quel Walter Zenga che non ha mai convinto la piazza e che alla prima in blucerchiato ne ha presi quattro a domicilio dal modesto Vojvodina – e se credete nell’esoterismo pensatela pure come una netta presa di posizione dello spirito di Vujadin Boskov.
FLACO – L’addio di Sven Goran Eriksson e di Roberto Mancini, visto a posteriori, è uno dei più grandi spartiacque della Samp negli ultimi venti anni. Quella squadra perse un leader in campo e un allenatore di talento, per affidarsi a un personaggio più che a un tecnico, El Flaco Cesar Luis Menotti. Aria da professore universitario – ma di quelli strani, intendiamoci – e molto cattedratico nel suo modo di fare, l’argentino arrivò con un curriculum di tutto rispetto e una Coppa del Mondo in bacheca. In quel periodo però Menotti aveva perso molto del suo smalto e non riuscì ad adeguarsi al campionato italiano, anche se forse era il campionato italiano a doversi adeguare al Flaco. La famiglia Mantovani lo assunse perlopiù per la sua esperienza internazionale che avrebbe fatto comodo nel 1997-1998 ma, ormai lo sappiamo tutti, le cose non andarono per il verso giusto: ai trentaduesimi di finale l’Athletic Bilbao passeggia sulla Samp due a uno a Marassi e due a zero al San Mames e addio Europa sul nascere. Esattamente diciassette anni fa, sempre prima della sosta per le nazionali, Menotti salutò il Ferraris e la Samp tornando a teorizzare calcio in Argentina.
L’INTERTOTO – Al posto di Menotti venne scelto Vujadin Boskov che riuscì a risollevare le sorti della Sampdoria e a guidarla fino all’Intertoto, che avrebbe disputato nell’estate del 1998. Ancora nessuno lo sapeva ma stava per arrivare il periodo più nero di sempre per il Doria. Boskov più che altro venne scelto ad interim fino a fine anno e nell’estate seguente l’artefice del miracolo Empoli Luciano Spalletti venne chiamato a Marassi con l’obiettivo di tenere in alto in zona UEFA una squadra che aveva perso qualche talento ma rimaneva una candidata per la parte sinistra della classifica. In Intertoto la Samp fece fuori il modesto Harelbeke ma già tra luglio e agosto si capì che quell’annata non sarebbe andata troppo bene perché in semifinale contro il Bologna furono i rossoblu ad avere la meglio: tre a uno al Dall’Ara per Signori e soci, poi uno a zero per la Sampdoria a Marassi ma in finale vanno gli emiliani che arriveranno fino alla semifinale di Coppa UEFA. Spalletti finì la stagione con la Sampdoria retrocedendo clamorosamente in Serie B e collezionando pure un esonero a dicembre, dopo una sconfitta con la Lazio come il predecessore Menotti. Arrivò Platt con Veneri ma non riuscì a cambiare nulla e tutto divenne buio per qualche anno.
ROSENBERG – Dopo la grandi gesta di Novellino e di Mazzarri la Sampdoria nel 2009-10 prese come allenatore Luigi Delneri, uno di quei tecnici che hanno avuto o risultati eclatanti o fiaschi eccellenti e quindi la piazza era scettica. Ci fu tempo di cambiare opinione a lungo sul tecnico che lanciò la Sampdoria fino al preliminare di Champions e la lasciò per andare ad allenare la peggior Juventus di sempre. Al posto di Delneri ecco arrivare un baldo giovane rampante, tale Domenico Di Carlo reduce da annate positive con il Chievo Verona. L’esordio non fu dei migliori perché a Brema la Sampdoria andò sotto tre a zero ma venne salvata da una rete di Pazzini, che a Marassi dette temporaneamente la qualificazione alla fase a gruppi con due gol d’antologia, seguiti dal tacco di Cassano. Di Carlo però ebbe la sfortuna di esser finito sul solito terreno di gioco di Markus Rosenberg, che al 90′ trovò un inconcepibile jolly dalla distanza. Ai supplementari passarono i tedeschi, la Samp andò in Europa League e uscì subito, Di Carlo venne mandato via a marzo e con Cavasin fu di nuovo Serie B.
L’ULTIMO – Zenga è solo l’ultimo degli allenatori della Sampdoria scelti per guidare il club in Europa e che poi falliscono miseramente. Tolto Walter Mazzarri, subentrato a Walter Novellino dopo gli anni felici con Monzon in blucerchiato, tutti gli altri allenatori sono stati cacciati dopo poche settimane o pochi mesi per la mancanza di risultati e per il pessimo andamento in Europa. Dei quattro succitati solo Spalletti ha avuto poi una florida carriera dopo l’addio alla squadra genovese, anche se è prematuro adesso parlare del futuro di Zenga. Rimane comunque l’incapacità della Sampdoria di tenere l’allenatore che ha conquistato l’Europa visto che solo Novellino e Mazzarri sono rimasti a Marassi dopo il traguardo europeo. Non sarebbe male per la Samp cominciare a scegliere tecnici che la vedano come un punto d’arrivo o come una grossa opportunità anziché gente che non aspetta altro che una chiamata da una big.