La (quasi) vera Samp di Mihajlovic - Samp News 24
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2014

La (quasi) vera Samp di Mihajlovic

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Con tutti gli spunti che offre una partita, parlare degli arbitri è sempre la cosa meno interessante da fare. In questo caso, però un cenno all’arbitraggio di Mazzoleni è necessario. Quarantuno falli fischiati, ben sedici in più di quanti ne comandò Banti di Livorno la settimana scorsa al San Paolo contro il Napoli; e il suo fu tutt’altro che un arbitraggio all’inglese. Poi dodici cartellini gialli e addirittura tre cartellini rossi. Ne è uscita una partita spezzettata quasi spasmodicamente dal direttore di gara, in cui gli attaccanti (pure per il terreno bagnato) erano incentivati a tuffarsi ed i difensori disincentivati a contrastare. Ci sono stati pure interventi duri (qualche gomitata e i fallacci di Allan e Badu), paradossalmente però la sanzione è stata la stessa di tutte le altre leggere infrazioni ravvisate dall’arbitro, cioè il cartellino giallo. Inizia a venirmi il dubbio che se non siamo più così spettacolari rispetto al contesto europeo è anche perché ci sono arbitri come Mazzoleni

La Sampdoria, invece, col contesto europeo è ben in linea. L’atteggiamento, il voler pressare a tutto campo e cercare il fraseggio palla a terra sin dalla propria metà campo (anche se poi il più delle volte la palla viene sparacchiata davanti: serve tempo, c’abitueremo) denotano modernità, un approccio nuovo, poco italiano direbbe Stanis La Rochelle. Ieri tutto è andato secondo i piani anche perché i centrocampisti centrali hanno pressato dall’inizio alla fine e si sono intestarditi il meno possibile nel cercare lanci lunghi. Con Krsticic e senza Renan, «perché Pereyra ha gamba e mi serviva un giocatore reattivo e dinamico come Krsticic» racconta a fine partita Mihajlovic. Merito di quello che forse è stato il miglior Palombo della stagione (solo 7 passaggi sbagliati su 52), del Soriano sinisiano e, secondo alcuni, pure dell’assenza di Obiang. In effetti al suo posto Krsticic è riuscito nella difficile impresa di essere onnipresente e di accompagnare entrambe le fasi. E quest’attitudine, per quanto Obiang recuperi tanti palloni e passi pure bene il pallone, non è stata ancora pienamente assimilata dallo spagnolo. «C’è, ma non si vede» ripeteva invece Stefano Nava nel commentare la prestazione di Soriano, diligente negli inserimenti e molto libero di agire tra le due linee, soprattutto dopo l’espulsione di Allan. Poi ci sarebbe Eder, che qualcuno ha criticato aspramente in passato (anche il sottoscritto) e che adesso sta, di fatto, salvando la Sampdoria. Nove goal in quindici partite per lui, terzo rigore trasformato sin ora in campionato, diciannovesimo in carriera. Ne ha tirati venti, il che vuol dire che ne ha sbagliato solamente uno, che tra l’altro potremmo bellamente ignorare. Era a Varese e si trattava dell’ultima partita di un campionato che la Samp già sapeva di doversi giocare ai Playoff. 

Ma come recita un famoso coro della Sud «la strada è lunga» e per quanto la Sampdoria vista ieri sia sembrata molto simile a quella che intende costruire Mihajlovic, la perfezione è ancora lontana: «Ci sono sempre cose negative. Sono contento, ma non mi accontento».

 

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