2014

La Domenica con Lei – Un pareggio strappato al fato

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Il debutto del Doria nel nuovo campionato di serie A ha proposto un meritato pareggio all’ultimo respiro contro il neopromosso Palermo dell’amato ex Beppe Iachini. Diciamolo subito per evitare fraintendimenti: non è stata affatto una bella partita. La prestazione della Samp è stata fortemente condizionata dalla dubbia espulsione di Regini nel primo tempo ed ha vissuto momenti di estrema difficoltà soprattutto nella fase iniziale della partita. Non è stata, a mio avviso, una questione di modulo di gioco. E’ vero che a metà campo i siciliani, grazie al lavoro propositivo degli esterni Daprelà e Pisano, hanno beneficiato di una maggiore densità e di una conseguente superiorità numerica. E’ altrettanto vero, però, che spesso il centrocampo rosanero è stato saltato, o quantomeno ha gestito poco il pallone, a beneficio di lanci in profondità sugli esterni e, soprattutto, sul pimpante e rapido Dybala, bravo a suggerire i passaggi e a svariare su tutto il campo. Il problema che si è palesato fino all’espulsione di Regini è stata l’estrema facilità del Palermo di pungere la difesa doriana ricercando la profondità, talvolta in maniera affrettata e disorganizzata è vero ma sempre con cognizione di causa. Le ragioni di queste difficoltà sono senza dubbio da attribuire alla bravura degli avversari, specialmente del centravanti Dybala. Il fatto è che spesso la difesa doriana è salita con troppa veemenza sui portatori di palla (sopratutto De Silvestri) e ha faticato molto perchè poco protetta dal suo centrocampo. Certo i due centrali, soprattutto Regini, hanno palesato delle difficoltà nel posizionamento sull’uno contro uno ma sarebbe sbagliato concentrarsi solo su questi particolari aspetti. Enormemente sbagliato poi sarebbe attribuire alla tardiva acquisizione di centrali difensivi sul mercato la ragione di tali carenze. Il fatto è che la fase difensiva è tale solo ed esclusivamente se intesa come movimento di squadra. A tal proposito vorrei sottolineare le difficoltà mostrate da Palombo nella fase di filtraggio e ricezione palla (buono il pressing orchestrato a proposito da Iachini con l’attaccante Vazquez) e la corsa, spesso troppo fuori posizione, di Obiang (volenteroso sicuramente ma poco utile nei casi in cui è stata persa la palla prima di entrarne in possesso). Il Palermo, dal canto suo, ha mostrato ben poco sia a livello di gioco che a livello di organizzazione. La squadra di Iachini ha beneficiato dell’uomo in più e per poco non coglieva tre punti pesantissimi senza aver profuso alcunchè. 

Il Doria ha sicuramente avuto il merito di crederci fino alla fine grazie anche alla tenacia di mister Mihajlovic che, dopo l’espulsione, non si è perso d’animo e ha presentato la squadra prima con il 4-3-2 e poi, con l’ingresso di Bergessio, con il 4-2-3. Non sono certo il numero di attaccanti che aumentano le possibilità di segnare e la qualità della propria pericolosità ma, in questo caso, il messaggio del mister è stato chiaro: “giochiamocela fino all’ultimo senza lasciare nulla di intentato”. I problemi offensivi che si sono visti non sono certo da ricercare nel modulo di gioco o nell’interpretazione dei dettami dell’allenatore ma nelle difficoltà individuali dei protagonisti. Sansone, uscito sfortunatamente dopo l’espulsione di Regini, non ha inciso in alcun modo sfruttando male l’occasione concessagli da mister Mihajlovic. Okaka si è sbattuto alla grande ma ha peccato soprattutto nella qualità delle sue giocate: stop approssimativi, appoggi imprecisi e poca fluidità in generale. Eder, invece, è apparso in grande forma ma è stato obbiettivamente poco assistito nei suoi assoli sulla fascia. Nel centrocampo, cuore pulsante delle idee tattiche di Mihajlovic, ha primeggiato con grande eleganza e sostanza Roberto Soriano. Il giocatore di origini tedesche ha corso a perdifiato, soprattutto nella ripresa, con il merito di non far perdere qualità alle sue giocate. E’ stato, però, poco aiutato dai suoi compagni di reparto.

La gara contro il Palermo è tatticamente una di quelle che si possono definire partite che fanno storia a sè. L’elemento enormemente incidente dell’espulsione di Regini a fine primo tempo non può che colorare il tutto di una densa foschia. Se dobbiamo prendere in esame il primo tempo allora si può dire facilmente che la Samp non ha ben figurato, non certo per il corposo possesso palla (un pò lento a dir la verità) quanto per lo scarso avvolgimento della manovra priva della sua fluidità classica e facilmente attaccabile da semplici lanci lunghi a cercare la profondità. Di diverso gusto la ripresa, mai arrendevole e conclusasi con un meritato pareggio frutto della solidità delle idee di Mihajlovic condivise con i giocatori che si fidano ciecamente del loro condottiero. Un pareggio strappato al fato, dolce e amaro allo stesso tempo. Sicuramente un inizio cinematograficamente appropriato.  

 

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