La Domenica con Lei- Sempre la solita storia

Sembra il “giorno della marmotta”, per citare il film del 1988 diretto da Harold Ramis con protagonista Bill Murray. All’ennesima prestazione complessivamente di alto livello fornita dai ragazzi di Mihajlovic corrisponde lo stesso impotente senso di occasione persa. Così dopo Cagliari, Milan e Cesena ecco servita la quarta partita dei rimpianti, in cui sono i due punti persi, questa volta davvero per un soffio, ad emergere con prepotenza rispetto alla complessiva buona qualità di gioco espressa in campo. 

Il Doria ha giocato una gara solidissima, magari poco spettacolare ma estremamente all’altezza della situazione. Il divario tecnico che sulla carta si palesava prima della partita non si è visto per nulla, anzi. In entrambe le frazioni di gioco la Samp ha dimostrato di essere più in palla degli uomini di Benitez in molteplici aspetti del gioco, su tutti quello fisico. L’assetto tattico adottato da Mihajlovic, un 4-3-1-2 molto dinamico ed efficace sia nella gestione del pallone a difesa schierata, sia per quanto riguarda le veloci ripartenze, rappresenta forse l’aspetto di maggior interesse della gara. Da una parte mi sono convinto, sicuramente mi sbaglierò e verrò smentito, che il tecnico serbo stia pensando a una squadra senza esterni d’attacco (possibile a questo punto la partenza di Gabbiadini ?) in cui le chiavi della fase offensiva siano affidate all’estro di Soriano e, quindi, rivolte maggiormente alla gestione della palla ragionata, meno frenetica nella ricerca degli esterni, con una particolare propensione agli inserimenti dei centrocampisti. Nella gara contro il Napoli è emerso, secondo la mia opinione, soprattutto questo particolare aspetto. Il lavoro di Rizzo, crescito tantissimo e molto più smaliziato dell’inizio, l’enorme concretezza di Obiang, la costanza Palombo (a dir la verità il capitano non ha fatto una gran partita) e le accelerate di Soriano hanno avuto la meglio sulle caratteristiche dei mediani partenopei. Il ritmo elevato tenuto dagli uomini di Mihajlovic pone le sue radici in un atteggiamento mai conservativo, dispendioso dal punto di vista fisico ma assolutamente a fuoco, visto e considerato che spesso vince la squadra che controlla i ritmi di gioco che si sviluppano a centrocampo. La condizione fisica del Doria è davvero una delle migliori che io ricordi negli ultimi anni. Perfino le due punte, Okaka e Eder, fanno le due fasi senza alcun problema e giocano tutto sulla loro grande condizione fisica, oltre che sulle loro indubbie doti tecniche, cresciute a dismisura, soprattutto se parliamo di Okaka (avete visto quanti controlli di palla fatti bene rispetto alla scorsa stagione ?). La chiave negativa della partita è talmente sottile da risultare quasi stucchevole nella sua analisi. Stucchevole perchè stiamo parlando di un singolo, pesante episodio (il gol di Zapata) che non può e non deve incidere nell’analisi di una partita ben giocata e interpretata.

E’ sempre la solita storia: una Samp bella, divertente ma troppo sprecona. Il fatto che più infastidisce e preoccupa è rappresentato dalla recidività di questa situazione in cui il Doria si ritrova a perdere ancora una volta dei punti importantissimi, meritandoseli aggiungerei, fondamentali compiere il definitivo salto di qualità in questo campionato. Trovare il filo rosso che collega tutte queste occasioni mancate dovrà diventare il compito nuovo di Mihajlovic e dello staff tecnico, uomini capaci di creare una squadra solida, compatta ed estremamente pericolosa che non ha perso ancora l’occasione di centrare obbiettivi impensabili fino a pochi mesi fa.