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2014

La Domenica con Lei – Quattro minuti non cancellano una bella prestazione ma…

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Quattro minuti di vuoto nella sceneggiatura della prova della Samp non cancellano una bella prestazione ma pesano in maniera netta e determinante ai fini del risultato. Il Doria ha giocato una partita buona, a tratti anche spettacolare, ma ha avuto il grande demerito di subire due reti asintomatiche nella parte finale del primo tempo. Senza le due disattenzioni difensive che sono costate le reti friulane, probabilmente il Doria avrebbe vinto la partita. Coi se e coi ma non si farà la storia ma quello che si è visto sul campo (indecente) di Marassi non lascia spazio a divagazioni: la Samp ha giocato da grande squadra, soprattutto nella ripresa dove ha tenuto un ritmo altissimo e ha caratterizzato le proprie giocate con grande intensità e inconfondibile qualità.

Le cose che non sono funzionate sono da ricercare soprattutto nella prima frazione di gioco. A livello difensivo si sono palesate in maniera netta le difficoltà di Regini nel ruolo di centrale e di Mesbah a sinistra. Entrambi i giocatori, pur non facendo mancare assolutamente l’impegno e l’abnegazione, hanno peccato di insicurezza nelle giocate di disimpegno e, soprattutto, di concentrazione in alcuni momenti chiave della partita. I gol subiti hanno entrambi radici nei demeriti della retroguardia blucerchiata. Nel primo c’è stata troppa sufficienza nel permettere a Kone di crossare e altrettanta sufficienza da parte di Romero e Regini nel non coprire in maniera adeguata la porta. Per dovere di cronaca c’è da dire che lo spagnolo Geijo ( un gol nella serie B spagnola lo scorso anno) è stato molto bravo nel suo tocco liftato. La seconda rete è il più classico dei gol subiti da calcio d’angolo con un uomo completamente perso e libero di colpire dopo una breve ma determinante rincorsa. Queste disattenzioni, che pure non possono e non devono incidere sul giudizio estremamente positivo della gara della Samp, hanno fatto la differenza non solo nella partita in oggetto ma anche nelle ultime uscite, una sfilza di pareggi, molti dei quali dal sapore dolceamaro. Un altro elemento, secondo me, di difficoltà è rappresentato dalla opaca giornata di alcuni giocatori fondamentali, allo stato attuale: Okaka e Soriano. Entrambi hanno faticato ad entrare in sintonia con la partita sia dal punto di vista del ritmo che da quello delle letture. Se per quanto riguarda Soriano il secondo tempo è stato in crescita, altrettanto non si puo dire del centravanti, mai realemente pericoloso sottoporta nonostante il solito straordinario impegno. La seconda frazione di gioco, capitanata da un sontuoso Obiang, ha mostrato una Samp dal baricentro altissimo, brava nell’attaccare gli spazi coi terzini (De Silvestri davvero notevole) e nel cercare ripetutamente l’area avversaria. Alla fine, dopo il clamoroso palo di Geijo, si può dire che il pareggio sia un risultato sostanzialmente giusto ma, probabilmente, l’occasione persa è più concreta di quello che sembra. Il limite di questa squadra, cresciuta in maniera esponenziale sia dal punto di vista caratteriale che da quello squisitamente tecnico, ripone le sue fondamenta nel mancato cinismo, meglio conosciuto come killer instinct, che finora ha impedito alla Samp di essere ancora più in alto in classifica. Sono molti, troppi, i punti persi per strada nonostante i risultati raggiunti siano importanti e inaspettati per certi versi.

Un pareggio emozionante che chiude l’anno solare di una grande Samp targata Sinisa Mihajlovic. Il percorso che attende i blucerchiati dovrà necessariamente passare per una crescita dal punto di vista della continuità, presente allo stato attuale nel numero di risultati utili ma non nel numero di punti che avrebbero potuto essere molti di più. Non è presunzione ne tantomeno utopia pensare a una Samp in formato europeo. Sarebbe sbagliato non provarci e terribilmente avvilente fare un mercato in contraddizione con tale proposito. Ora che si può ballare, insomma, balliamo.  

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