2013
La domenica con Lei – Qualcosa è cambiato
Una splendida vittoria e una bella prestazione. Il giovedì di Coppa Italia, spesso malinconico e poco considerato, riserva al tifoso blucerchiato una gioia che fa ben sperare per la gara chiave di domenica contro il Catania. Qualcosa è cambiato, l’ho scritto nel titolo, e lo confermo. Mister Mihajlovic ha fatto due cose molto semplici per avere le risposte che cercava: per prima cosa non ha cambiato il modulo di gioco (4-2-3-1) e, in secondo luogo, ne ha invece cambiato tutti gli interpreti. I risultato è stato che non solo il sistema di gioco (e l’atteggiamento in campo) è sembrato (nuovamente) essere congeniale alle caratteristiche degli intepreti e, cosa importantissima, mostra di essere condiviso da quest’ultimi che ci credono, proprio come il loro allenatore. Le parole si possono sprecare, cadendo in entusiasmi irrazionali, ma è bene porre l’attenzione su alcuni aspetti, i più evidenti ed importanti, secondo me.
La prima considerazione riguarda l’atteggiamento della squadra: aggressivo e generoso. Il gioco della Samp è scandito da anticipi forti, anche risichiosi, e da ritmi molto alti (contrasti al limite). Se avete visto con attenzione la partita avrete sicuramente notato come ci sia, dopo una giocata, la voglia di spingere e continuare la corsa in avanti. La mentalità di Mihajlovic è quella di imporre il proprio gioco occupando la metà campo avversaria quanto più velocemente e con quanti più uomini possibili. Questo aspetto fa tutta la differenza del mondo e riguarda essenzialmente l’atteggiamento. In poche parole la Sampdoria è aggressiva e, scusate il “francesismo”, estremamente cazzuta. La mentalità è quella di dire “se dobbiamo essere aggressivi facciamolo in avanti,nella loro metà campo dove gli avversari hanno più da perdere”. Il Doria di Sinisa non aspetta l’avversario, anche perchè non c’è più nulla da aspettare, ma, al massimo, corre forte per andarsi a prendere qualcosa e questo lo si può fare solo se si ha il coraggio, talvolta incoscente, di rompere gli schemi.
La seconda considerazione riguarda tutte le facce, più o meno nuove, che hanno composto l’undici iniziale. Maresca, nonostante le normali difficoltà nel tenere il ritmo della gara (ben supplite dalla sua capacità di giocare di prima), ha mostrato grande applicazione e generosità correndo in avanti a pressare anziche solo ricevere, come tipico del suo gioco, fra le linee. Benissmo Renan, sicuro Fiorillo e positivo anche Poulsen, che ha una condizione atletica invidiabile dopo tutta l’inattività che non poteva che averlo arruginito. Ottimo, in fase difensiva, il duo Fornasier-Regini che è sembrato avere i tempi giusti sia nell’impostazione che nell’anticipo sull’avversario. Se Krsticic (rigenerato), Sansone e Wszolek (il ragazzo ha un futuro) rappresentano ormai una garanzia altrettanto non si può dire ancora (logicamente visto lo scarso utilizzo) per Petagna, che comunque si è dannato l’anima (mi sembra però un pò appesantito), e Rodriguez, timido (ma con lo sguardo di uno che non molla) e “schiacciato” dalle pressioni di “quello che è stato strapagato”. Bjarnason, autore della sua prima rete in maglia blucerchiata, ha mostrato a corrente alternata le sue doti, che ci sono non lasciatevi prendere dallo sconforto. Il problema fondamentale dell’islandese credo sia proprio questa sua enorme difficoltà nell’essere continui e costantemente intensi. Problema risolvibile? Non lo so.
Alla fine della storia, tatticismi e “sofismi da bar” a parte, la Samp ha vinto e giocato bene, la gente si è divertita e si è identificata nei giocatori. Qualcosa è cambiato.