2013
La domenica con Lei – Punto di non ritorno
Trovare un senso tecnico tattico, ancor più che logico, alla partita di Firenze risulta un’impresa non da poco. Sfidare una squadra molto forte, in una condizione psicofisica (e tecnica) agli antipodi rispetto a quella dei blucerchiati, con in panchina un allenatore ormai esonerato faceva prevedere un risultato scontato. E così è stato anche se non nelle dimensioni che si potevano prevedere. Ma questi sono più i demeriti della splendida (ma troppo vanitosa) squadra del mitico “Areoplanino” Vincenzo Montella. La compagine blucerchiata, chiamata a fare risultato non solo per la classifica ma anche per l’allenatore, ha deluso sotto tutti gli aspetti. Sarebbe bastato, tatticamente parlando, guardare il movimento (“di scivolamento”) dei calciatori a fronte del veloce e concreto giropalla dei viola: lento e caratterizzato da estrema rassegnazione. Devo dirlo con tutta onestà: la squadra non mi pare proprio abbia lottato col coltello tra i denti per il proprio allenatore.
Diventa quindi superfluo e stucchevole analizzare la formazione, il modulo, i movimenti (soprattutto quelli che non ci sono stati) e la precaria condizione atletica dei giocatori blucerchiati, sparring partners per settanta minuti della Fiorentina, sulla falsa riga dei Washington Generals contro gli Harlem Globetrotters. Alla fine si poteva pure pareggiare ma sarebbe stato assolutamente ingiusto e non avrebbe cambiato una virgola di questa analisi tattica. L’atteggiamento agonistico della squadra è sembrato subito rassegnato e attendista e poco importa se il rigore dell’uno a zero era insistente. Il linguaggio del corpo dei ragazzi di Rossi è stato chiaro fin dall’inizio e mostrava la voglia di finire quanto prima la partita. Non so dire se questo è stato un atteggiamento contro l’allenatore o contro la società oppure un insito difetto caratteriale latente. Sta di fatto che, esonero di Rossi o meno, la partita di ieri, a cui seguirà una sosta per le nazionali, rappresenta un punto di non ritorno senza precedenti nella storia recente blucerchiata. La Sampdoria è in condizioni gravi ma stazionarie. E’ inutile fare troppa dietrologia, anche se i problemi attuali hanno avuti sintomi evidenti in tempi non sospetti, o caricare di significato un mercato invernale che non sarà rivoluzionario (lo dice la storia recente che sarà così).
A livello tecnico l’esonero di Rossi non ha alcun senso logico (del tasso qualitativo della squadra ho più volte scritto). Lo avrebbe, se e solo se, il gruppo gli “rema contro”. Anche a livello economico l’esonero di Rossi non ha alcun senso visto che, essendo il sesto allenatore più pagato della Serie A, rappresenterebbe uno tsunami finanziario per gli investimenti futuri sulla rosa dei giocatori, già non molto promettenti allo stato attuale. Poi rimane il quesito su come far giocare la squadra, perchè Rossi le ha provate tutte, e sul modo incidere sul gap qualitativo (variabile ovviamente) che ha la Samp nei confronti delle altre squadre del campionato. Perchè la Sampdoria,al momento, non è all’altezza di dieci squadre, come viene ripetuto da troppo tempo, ma di quattro-cinque (Chievo, Sassuolo, Bologna, Livorno e Catania). I quesiti e i dubbi sono talemente numerosi che si potrebbero scrivere pagine e pagine di tatticismi e non se ne verrebbe mai fuori. Io credo che, a meno che il gruppo non sia contro Rossi, non esista alcun allenatore, nell’immediato, in grado di far crescere qualitativamente questa squadra così come è stata costruita. Dal punto di vista agonistico invece sicuramente c’è molto da migliorare perchè la fiamma di “chi si vuole salvare” non si vede proprio.
La sconfitta di Firenze proietta la Samp in una caduta libera che fa male al cuore di tutti i tifosi. Se la retrocessione di due stagioni fa ha portato delle scorie da smaltire (e le ha portate), dubito che tornando in serie B queste possano sparire. Servono scelte consapevoli, non delegate o troppo aziendaliste, basandosi sul principio che a calcio si gioca coi piedi e col cuore. Ora pagherà Rossi ma i problemi non svaniranno e questo lo sappiamo tutti quanti. A volte si analizza il contenuto partendo dalla firma e si perde la focalizzazione sul problema. Da ora in poi non si torna più indietro e ogni scelta sarà determinante per la rinascita o l’oblio. E non è una questione di moduli, di allenatori, di stadi, proclami o permalosismi vari. Ma di corsa, controllo di palla, passaggio e senso di appartenenza a un gruppo. Al centro ci deve stare il pallone, come dovrebbe essere sempre.
Concludo con due considerazioni personali. La prima riguarda Simone Lucchesi, ex preparatore atletico della Sampdoria (vi ricordete di lui perchè prima del Derby di andata dello scorso anno,vinto 3-1, sparse il sale intorno al campo), che con in suoi New York Cosmos ha conquistato il Nasl Soccer Bowl dopo 31 anni dall’ultimo successo. Lui ha lavorato sempre con grande passione e professionalità per i colori blucerchiati e gli faccio i miei più sentiti complimenti. La seconda considerazione è per mister Delio Rossi: sei un combattente e lo hai dimostrato ancora una volta nella tua carriera.