2013

La domenica con Lei – Il fuoco fatuo del Doria

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«Propriamente il fuoco fatuo è una fiammella debole e fugace prodotta dalle emanazioni di fosforo e idrogeno che s’incendiano spontaneamente al di sopra dei luoghi in cui si decompongono materie organiche di varia origine» (cit. il dizionario del Corriere della Sera). Molti scrittori moderni e contemporanei hanno usato questo fenomeno, dal colore blu fiammeggiante, per simboleggiare stati d’animo estemporanei ma intensi. Molte credenze popolari invece hanno visto nel fuoco fatuo la dimostrazione dell’esistenza dell’anima o la luce da seguire per trovare il proprio destino. Domenica la prestazione della Samp ha evocato questa immagine nella mia mente, nonostante l’atroce delusione di un risultato mancato all’ultimo secondo disponibile. 

Sarebbe interessante parlare del nuovo modulo, un 4-2-3-1 apparso più congeniale alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, ma risulterebbe, a mio parere, fin troppo superficiale e semplicistico dopo una sola partita dopo il cambio di allenatore. Sarebbe come voler dire che Rossi non ci capiva nulla e questo non è assolutamente vero. Sarebbe  ecaltante ma eccessivamente ottimistico parlare di “effetto Sinisa” come se il nuovo allenatore possedesse a priori la chiave per trasformare questa squadra in tre giorni. Bisogna invece essere realisti ed analizzare la cosa più evidente che è emersa nella partita con la Lazio: la grinta, la voglia e la disperazione, in senso postivo, di una squadra che vuole salvarsi a tutti i costi. E’ questo l’aspetto più importante e determinante. Le carenze tecniche della rosa non spariscono, con tutto il rispetto per mister Mihajlovic, ne cambiando la guida tecnica e nemmeno inserendo giocatori relegati ai margini (premesso che sono felicissimo per il reintegro di Maresca, grande uomo oltre che grande giocatore). Quello che si è visto contro la Lazio è quel fuoco negli occhi che non può mancare a una squadra che deve salvarsi e che, finora, non si era mai visto. Palombo a centrocampo sembrava avere dieci anni di meno, Krsticic rivitalizzato, Gabbiadini “a fuoco”, ritmo della partita sempre controllato e scandito da anticipi difensivi e sgroppate sulle fasce. Si è visto coraggio e tanta, ma tanta buona volontà. Io sono pronto a scommettere che giocando così la Sampdoria si salverà sicuramente perchè supplirebbe alle carenze tecniche con l’agonismo di una squadra che non conosce domani. Sappiamo tutti però che a gennaio dovranno essere fatti interventi e che, con le idee tattiche del nuovo allenatore, certi giocatori su cui si puntava in estate ora appaiono di troppo e alcuni, vedi Pozzi che doveva fare la quinta punta, sono diventati titolari a rigor di logica. Domenica la scossa c’è stata ma non ha portato i punti che servivano e che la squadra meritava sul campo. Ora viene il bello e cominceremo a capire se questa reazione rappresenterà un episodio isolato, se mister Sinisa ha le idee chiare su come impostare il lavoro tattico e se i calciatori hanno gli attributi giusti per mantenere la categoria. Capiremo se il fuoco fatuo e affascinante visto domenica sarò davvero un segno che questa squadra ha un’anima forte e un destino glorioso. Ci siamo fatti abbagliare e beffare allo stesso tempo, come da molti anni accade. Ma non bisogna fare vittimismi ma fare un passo indietro, a pochi istanti prima del gol di Cana. Quel fuoco fatuo, di un fugace blu elettrico, apparso negli occhi dei giocatori, nel terreno del Ferraris e nella disperazione dopo il pareggio subito deve alimentare la sua fiamma e incendiare il campionato del Doria. Solo con quegli occhi e quella rabbia vista domenica tutto avrebbe un senso. E non è, lo ripeto, una questione di moduli o pseudo tatticismi. 

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