2014

La Domenica con Lei – Il Doria scaccia la noia

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La Sampdoria di Sinisa Mihajlovic vince il primo trofeo dedicato alla memoria del mitico Vujadin Boskov, regalando ai suoi tifosi notizie estremamente positive sul suo stato di forma. L’avversario, l’Eintracht Francoforte di Thomas Schaaf (allenatore del Werder Brema ai tempi del preliminare di Champions), ha rappresentato senza dubbio un banco di prova autorevole, non solo perchè il calcio tedesco, allo stato attuale, sta dimostrando di essere un movimento in netta ascesa ma anche perchè la Bundensliga inizierà con circa dieci giorni d’anticipo rispetto alla Serie A (quindi era logico supporre una condizione atletica superiore da parte dei tedeschi).  

Il Doria si è presentato all’appuntamento con un nuovo modulo, un frizzante e sbarazzino 4-3-3, che, a mio avviso, rappresenta il modo giusto di sviluppare il lavoro che è stato fatto lo scorso anno proiettandolo in quello che si aspira a proporre in questa stagione. Se la condizione fisica è apparsa decisamente omogenea e poco appesantita lo si deve soprattutto all’attitudine e alla sistemazione in campo degli uomini di Mihajlovic. Particolare attenzione va posta sul centrocampo a tre, composto inizialmente da Palombo al centro e da Soriano e Krsticic come mezzali. La caratteristica più interessante, già vista a sprazzi lo scorso anno, è rappresentata dal dinamismo del reparto: distanze giuste, pazienza nella gestione della palla e grande pressione sui portatori di palla avversari, in particolar modo sui quei giocatori che si sono abbassati a ricevere palla direttamente dai difensori. Tutti e tre i centrocampisti blucerchiati, a turno a seconda della vicinanza rispetto alla palla e della stanchezza, sono andati a pressare altissimo, correndo a perdifiato nonostante il giro palla avversario. L’elemento di continuità dalla scorsa stagione che è sembrato più evidente si è palesato nella trasformazione dinamica del sistema di gioco da 4-3-3 a 4-2-3-1 ( con Soriano spesso dietro la punta centrale) durante la gara. Questi cambiamenti, estremamente efficaci poichè fatti velocemente, hanno portato, il bravissimo Soriano su tutti, i centrocampisti a poter verticalizzare con maggiori possibilità di successo (vista la naturalezza nella creazione di spazi che ne scaturisce) ed, eventualmente, ad allargare il gioco permettendo ai terzini e alle punte esterne (Eder e Gabbiadini) di attaccare la difesa con molto campo davanti e, quindi, con conseguenti grandi possibilità di creare la superiorità numerica. Proprio il tridente offensivo mi è sembrato modellato perfettamente sulle qualità dei singoli interpreti: Gabbiadini coi suoi tagli con e senza palla, Eder con l’attacco della profondità sull’uno contro uno e Okaka con i suoi movimenti e contromovimenti, ottimi per aprire il campo e permettere gli inserimenti senza palla. E’ questa senza dubbio la strada giusta presa da Mihajlovic e il suo staff: creare e sviluppare un sistema di gioco basandosi sulle caratteristiche intrinseche dei suoi interpreti principali

Se la condizione fisica e il sistema di gioco, nella fase offensiva, hanno dato segnali più che confortanti non si può dire altrettanto della fase difensiva che, nonostante non sia stata determinante in negativo nell’esito della gara, ha concesso due gol assolutamente non concedibili. Facile e in parte giusto puntare il dito su Fornasier, colpevole di aver fatto girare e tirare i propri diretti avversari in occasione dei due gol, ma sarebbe sbagliato e quantomento controproducente trovare nel capro espiatorio il suo unico difetto. A mio avviso entrambe le reti sono arrivate in momenti di scarsa concentrazione generale da parte dei ragazzi blucerchiati. Gli errori posizionali di Fornasier costituiscono comunque elemento di riflessione, soprattutto per il ragazzo che dovrà far tesoro di questa esperienza per migliorare e crescere come giocatore (le potenzialità ci sono tutte). Posso invece esprimere pochissime considerazioni sui nuovi arrivi, entrati in un momento della partita decisamente sottoritmo. Se devo spendere una parola, però, la spendo volentieri su Rizzo; il ragazzo ha fisico, gamba e una ottima visione periferica che gli ha permesso di anticipare il passaggio prima con la lettura del gioco e poi seguito dall’atto pratico. 

Insomma c’è da essere concretamente soddisfatti dai progressi della squadra e dallo stato di forma attuale verificato in questo appuntamento internazionale. Il linguaggio del corpo dei giocatori e la sicurezza che traspare rispetto ai concetti tecnici approciati lo scorso anno non può che denotare un solido punto di partenza. I possibili nuovi arrivi, sperando non ci siano cessioni, l’etica lavorativa di Mihajlovic e il suo staff (trasmessa empaticamente ai calciatori) e l’entusiasmo di Ferrero rappresentano al momento continuità e, allo stesso tempo, futuribilità: avanti così.

 

 

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