2014

La domenica con Lei – Il Derby della redenzione

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Raccontare un Derby, o quantomeno tentare di analizzarlo tatticamente, non è certo cosa facile. Il Derby di Genova in particolare, che quest’anno ha brillato per correttezza non solo fuori ma anche dentro il terreno di gioco, è da sempre un calderone di sensazioni, passionali isterismi ed emozioni spinte al limite. Spesso contano i dettagli, gli episodi, la corsa in più, il tackle riuscito o meno, la piccola frazione di calma e razionalità che permette al calciatore di prendere la giusta decisione. 

Per la Samp è stato un Derby di redenzione per molti motivi. Primo fra tutti per la voglia di rifarsi dopo la debacle vergognosa dell’andata. Secondo per aver esorcizzato, con fatica e grande solidità mentale, le paure legate ai recenti risultati: mi riferisco ai pareggi subiti in rimonta contro Lazio, Parma e Bologna. Il terzo motivo riguarda l’uomo simbolo di questa vittoria: Maximiliano Gaston Lopez, detto Maxi. “El Rubio”  ha segnato un gol splendido e si è battuto come un leone per tutta la partita. “E’ grasso, finito”, dicevano. Il quarto motivo, il più importante di tutti, riguarda i tifosi del Doria che hanno finalmente squarciato l’aere con tutta la rabbia e la gioia che avevano in corpo. La squadra di mister Mihajlovic, passando a cose strettamente tecniche, ha interpretato la partita molto bene grazie a un primo tempo solido e concreto. La continua mobilità dei quattro giocatori offensivi ha creato molte difficoltà alla pur organizzata difesa rossoblu. Soriano, apparentemente silenzioso ma bravissimo nel movimento senza palla fra le linee (spesso vertice di triangolazioni dinamiche), Eder, generoso e roccioso ma oltremodo sensibile nella giocata vincente di Maxi (il tocco di prima è delizioso ed estremamente difficile), Gabbiadini largo a destra, non sempre concreto ma ottimo in fase di ripartenza e gestione palla, e poi Maxi Lopez. L’argentino si è sbattuto a destra e sinistra andando decisamente oltre le sue possibilità fisiche attuali (la sua mentalità ha compensato il tutto). Interessante la sua posizione alle spalle di Eder nella ripresa poichè ha alternativamente portato fuori un centrale genoano o impegnato un centrocampista, togliendo così lucidità agli avversari nella fase di impostazione (se rincorri o sei pressato sei costretto a spendere molto). La Sampdoria ha rischiato poco o nulla durante la partita ma, secondo me, ha faticato troppo nella ripresa dove, pur non concedendo chiare opportunità da gol (quella palla dentro l’area stoppata di petto da Mustafi mi ha fatto perdere un anno di vita), ha concesso troppo campo a un Genoa con poche idee offensive ma tanta gamba a livello atletico. Insomma la partita si poteva chiudere, così come contro il Bologna una settimana fa. Mister Gasperini, a mio modo di vedere, ha insistito troppo su De Ceglie (male sia a sinistra che,soprattutto, a destra) e ha fatto malissimo a togliere Konate, ottimo nel cambiare passo e nel fare le due fasi con lucidità. Dal lato sampdoriano è impossibile non segnalare la prestazione maiuscola del reparto difensivo, con un De Silvestri incontenibile e un Mustafi sempre più bravo nella fase di impostazione (suo il lancio sui piedi di Maxi che ha portato al gol partita). A centrocampo sia Palombo che Krsticic hanno giocato con intensità e mentalità propositiva, rischiando in alcuni casi di perdere palla pur di giocare la stessa a terra (terreno di gioco pessimo ancora una volta). 

La Samp ha vinto meritatamente il Derby contro un buon Genoa, dimostrando ancora una volta la sua personalità e confermando l’efficacia di un metodo di lavoro, quello di mister Sinisa, che non contempla eccezioni sul fatto di giocarsela sempre a viso aperto senza risparmiarsi mai. L’empatia che si sta creando fra il mister e la tifoseria sta crescendo esponenzialmente e questo non può cha aiutare il gruppo a raggiungere quanto prima l’obbiettivo salvezza. Quella che stanno creando l’allenatore serbo e il suo staff (Sakic, De Leo, Bovenzi, Catalano e Sardini) è una atmosfera in cui la maglia, quella blucerchiata, è diventata la cosa più importante del mondo. I giocatori ci credono, i tifosi non hanno mai smesso di farlo e continuano a urlare più forte che mai. Questa volta anche Riccardo Garrone avrà sentito il boato, ovunque egli sia. 

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