2014
La domenica con Lei – Giocarsela va sempre bene
Inizio la mia analisi con alcune considerazioni che, leggo e sento, sono condivise dalla maggior parte dei tifosi e che mi vedono sostanzialmente d’accordo: contro il Napoli la Sampdoria ha giocato bene. Ha perso, meritatamente aggiungo (anche se non nettamente), ed è stata clamorosamente sfortunata in occasione dei legni colpiti e del rigore non concesso per il fallo di Armero su Regini. La personalità della squadra di mister Mihajlovic si è vista, soprattutto in fase offensiva, dove le occasioni per colpire la difesa partenopea, tutt’altro che irresistibile, non sono mancate e non si sono concretizzate per centimetri e minuscoli particolari. Quei “famosi” episodi che nel calcio hanno sempre contato in maniera spropositata nel conseguimento del risultato finale. Il risultato, appunto, è stato, però, negativo e non c’è nulla di positivo in questo (scusate il terribile e scontato gioco di parole) e sarebbe sbagliatissimo appellarsi alla sfortuna o agli errori arbitrali, per quanto evidenti e condizionanti possano essere stati. Per poter migliorare, a livello di squadra, è necessario cancellare tutti questi fattori casualie e analizzare la partita al netto degli episodi, in particolare se il risultato è stato negativo.
Innanzitutto è bene sottolineare come il modulo di gioco utilizzato, il 4-2-3-1 (mutevole a seconda dei momenti della partita), sia apparso ancora una volta congeniale alle caratteristiche dei giocatori. La Samp ha rischiato molto (troppi i palloni giocati su Da Costa e troppi gli errori nei tempi lunghi, cioè senza il pressing immediato degli avversari) ma ha anche creato diverse occasioni da gol. Insomma il Doria la partita se l’è giocata alla grande e questo è sicuramente un aspetto estremamente positivo. La qualità dei giocatori del Napoli, nettamente superiore come deve essere per una squadra con obbiettivi tricolori ed europei, ha permesso all’undici di Benitez di avere la meglio negli episodi e nei singoli duelli individuali. Il Doria ha faticato molto in fase difensiva, evidenziando pesantezza e scarso dinamismo di fronte ai brevilinei Mertens, Callejon e Insigne, e dovendo ricorrere spesso a giocate rischiose ed estreme (i falli di mano di Obiang e Mustafi, da cui è nato il gol del 2-0). La poca reattività è stata una chiave negativa della partita del San Paolo e non mi riferisco solo al gol subito da Da Costa (tuffatosi stile “sacco di patate” come nel gol su punizione di Conti in Cagliari-Samp di quest’anno). Anche in occasione dell’1-0 (e di altre situazioni durante la gara) la difesa, o meglio la fase difensiva, è rimasta indietro di un paio di secondi rispetto agli avanti azzurri. Il centrocampo è funzionato sostanzialmente bene con Krsticic (molto bene in quella posizione fra le linee) e Palombo a dettare i ritmi con costanza e giusta concentrazione. Obiang, invece, nonostante l’impegno encomiabile, ha evidenziato enormi lacune nella gestione del pallone, sopratutto in situazioni a lui favorevoli, in cui poteva prendersi un secondo di tempo per pensare alla giocata. Le fasce sono funzionate ad intermittenza, sia in fase propositiva che in quella difensiva. Regini, spaesato e troppo rude, e Soriano, impalpabile, hanno rinculato troppo spesso e sono stati poco coraggiosi in fase offensiva, andando progressivamente fuori ritmo quando ricevevano per dare il là alla manovra. Più giochi la palla, più entri in ritmo. A destra invece le cose sono andate benissimo in fase offensiva, dove Gabbiadini e De Silvestri hanno ben lavorato sul lento Reveillere e sul poco rientrante Mertens. I problemi sono arrivati in fase difensiva, anche su questa fascia, dove il tornante belga ha fatto il bello e il cattivo tempo. Differenza di passo, qualità e concretezza: i grandi giocatori servono a questo. La strategia del Napoli , rischiosa ma appagante, è stata quella di far uscire i portatori di palla doriani (spesso i centrali di difesa o il centrocampista basso) fino a metà campo per cercare di rubare palla subito e servire gli esterni (Mertens e Insigne ma anche Callejon), rimasti alti, per poter sfruttare la loro abilità nell’uno contro uno. Quando la Samp non è riuscita ad impostare o ha perso palla malamente sono arrivate le occasioni per il Napoli. Nel caso opposto, invece, il Doria si è trovato nella condizione di colpire concretamente. Alla fine hanno avuto ragione Benitez e la grande qualità del suo organico (priva di giocatori fondamentali come Hamsik e Behrami).
La prestazione c’è stata, senza dubbio. L’impressione è che a questa squadra non manchi molto, in termini di organico e qualità, per ottenere l’obbiettivo prefissato a inizio stagione (almeno un giocatore per reparto). Ora starà alla società fare le riflessioni opportune, anche alla luce di una prestazione come quella del San Paolo: buona ma infruttuosa. Il rischio di fare un mercato anonimo coincide col grande rischio di essere invischiati nella bagarre salvezza, che sappiamo essere spietata nella sua durezza. Cassano o non Cassano (meglio la prima opzione) serve gente coi piedi buoni e la sfida del San Paolo ha fatto capire quanto sia importante la qualità, se mai ce ne fosse ulteriormente bisogno. Uno che verrebbe di corsa ci sarebbe.