2013
La domenica con Lei – Giocare bene porta lontano
I segnali positivi (il fuoco fatuo), risultato a parte, si erano visti ampiamente già nella partita contro la Lazio terminata con un pareggio subito all’ultimo respiro. I dubbi, o meglio, le riflessioni che avevo sollevato la settimana scorsa hanno trovato una conferma solidissima nel pareggio, stavolta positivo, ottenuto in casa dell’Inter di mister Walter Mazzarri. La Samp ha giocato la sua miglior partita stagionale fornendo una prestazione di carattere, qualità e personalità che non ha eguali dal recente ritorno in serie A. Non lo dico perchè preso da facili entusiasmi o da frenesie passionali consapevoli. Lo affermo perchè sono i fatti che, abbastanza oggettivamente, parlano. La Sampdoria di mister Mihajlonic, in un San Siro frenetico per l’arrivo di Thoir, ha controllato il ritmo della gara, scandito da un possesso palla concreto ma mai sterile, finalizzato a colpire l’avversario. Insomma la squadra ha mostrato di avere le idee chiare, anzi chiarissime, fin dai primi momenti della gara. E quando mai questo era successo?
Poco importa se mister Sinisa ha cambiato modulo in corsa passando dal 4-2-3-1 al 4-4-2 perchè, come dice il saggio Delio Rossi, non sono i moduli a fare la differenza, quanto l’atteggiamento e il “come” vengono interpretati dai calciatori. E’ stata impressionante la concretezza sfoderata da Soriano, rivitalizzato nel suo dinamismo finora sconosciuto, come la lucidità di Palombo, trascinatore emotivo oltrechè tecnico. La cosa più importante è vedere come la squadra si sia voluta imporre sull’avversario “senza se e senza ma”. I miglioramenti più evidenti riguardano senza dubbio due aspetti: il palleggio e la mentalità offensiva. Nel primo caso, sia contro la Lazio che contro l’Inter, si è vista maggiore precisione nei passaggi e meno frenesia, verticalizzazioni mirate e cambi di gioco sugli esterni. Già, gli esterni. Nella precedente versione del Doria gli esterni rappresentavano uno dei punti più dolenti nello sviluppo di gioco: non accompagnavano mai l’azione, non puntavano l’uomo e non crossavano dal fondo. Ora, con il passaggio alla difesa a quattro e la deresposabilizzazione offensiva dei vari De Silvestri, Costa e Regini, il compito di attaccare le fasce è stato affidato a giocatori offensivi (in questo caso Gabbiadini, Eder, Sansone e Soriano), abili nell’uno contro uno e, cosa fondamentale, dediti al sacrificio (anche se Gabbiadini ha sbagliato a non seguire Alvarez nel suo taglio back door nell’azione del gol neroazzurro). Insomma i “nuovi esterni” tornano si, ma fino a un certo punto, e, soprattutto, attaccano e si fanno trovare pronti nei cambi di gioco. I due centrali di centrocampo, Palombo e Obiang (oggi un pò impreciso), forniscono al portatore di palla il passaggio “facile” se, come spesso è successo in questa gara, vengono mantenute le giuste distanze fra essi e velocizzate le giocate semplici (quelle che poi fanno la differenza). Inoltre la presenza di più giocatori nella metà campo difensiva avversaria garantisce, grazie alla loro disponibilità di corsa, quella giusta dose di coraggio e incoscenza che mancava da troppo tempo a questa squadra. Difensivamente anche in questa partita c’è stata concentrazione ma decisamente meno frenesia rispetto alla gara contro la Lazio. Questo è dovuto anche al fatto che l’Inter versione Mazzarri non gioca quasi mai con un centravanti di ruolo (il che però prevede l’inserimento dei centrocampisti dalle retrovie, non facilmente leggibili e marcabili).
Il gol di Renan, atteso da molti mesi dai tifosi blucerchiati, ha reso giustizia a una prova coraggiosa ed estremamente propositiva degli uomini di Mihajlovic. La strada intrapresa sembra quella giusta e questo deve dare fiducia e spinta emotiva a tutti. Io personalmente, risultato e classifica a parte, a veder giocare così il Doria ero poco abitutato (nel recente passato) ed è stato piacevolmente emozionante tornare a respirare l’aria del grande calcio. Quel grande calcio a cui la Sampdoria appartiene.