La domenica con Lei - Duri a morire - Samp News 24
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2013

La domenica con Lei – Duri a morire

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Finalmente verrebbe da dire. Una vittoria importantissima, quella di Livorno, in una partita altrettanto delicata, soffrendo come non mai nella prima frazione ma segnando all’ultimo secondo disponibile, come già era successo quest’anno contro Cagliari e Torino (non è un caso). La Sampdoria di Delio Rossi conquista tre punti fondamentali che allontanano, almeno per sei giorni, le fiamme di una crisi d’identità terribilmente incisiva. Lo fa con una buona dose di fortuna, va detto, e un grande spirito di squadra che, per l’ennesima volta, permette di agguantare il risultato quando ormai sembrava tutto finito con il gol di Siligardi, lasciato colpevolmente libero dalla retroguardia blucerchiata. 

La Samp si presenta all’Ardenza con il modulo ampiamente preventivato alla vigilia (3-4-1-2) ma con due novità sostanziali: Barillà al posto dell’acciaccato Gavazzi a sinistra e Bjarnason nel ruolo di trequartista, al posto di Sansone. Inutile sottolineare come il primo pensiero, nel vedere la formazione titolare, sia stato: “Ma come? Non giocano i due giocatori più in forma?”. Se per Gavazzi si è trattata di un’esclusione forzata, altrettanto non si può dire per Sansone, che pur aveva sofferto qualche fastidio muscolare in settimana. Nella prima frazione di gioco il Doria ha faticato non poco a causa del ritmo forsennato del Livorno, ben messo in campo da mister Nicola, scandito in mezzo al campo da Luci, Greco e Benassi e sulle fasce da Duncan (in versione Asamoah) e Schiattarella. Proprio quest’ultimo, marcato da Barillà, è sembrato il Maicon del triplete nerazzurro con continue accelerazioni che hanno fatto ammattire la difesa doriana. La prova di Barillà, estremamente negativa a mio parere, è stata condita da errori sia in fase di impostazione (ho visto rinvii alla ceca da Terza categoria) che, soprattutto, nella cattiva lettura delle situazioni di gioco, evidenziata da posizionamenti del corpo opposti a quelli necessari per marcare bene l’avversario e contrattaccarlo. Anche De Silvestri ha faticato contro Duncan (ottima prova,errore sul rigore a parte) ma è stato bravo a rispondere colpo su colpo, costringendo il centrocampista ghanese, a rinculare all’indietro. I progressi dei De Silvestri in fase di proposizione offensiva sono segnali molto confortanti, anche se deve migliorare molto negli ultimi venti metri di campo. Nella fase nevralgica del campo il primo tempo ha visto il duo Obiang-Krsticic, con la collaborazione di Bjarnason, soccombere pesantemente nei confronti dei centocampisti amaranto. Ma se Obiang e Bjarnason sono venuti fuori alla distanza, soprattutto nella ripresa quando i ritmi si sono abbassati, altrettanto non si può dire di Krsticic che ha faticato oltremodo sia dal punto di vista fisico che da quello tecnico. Il ragazzo ha anche fornito due perle del suo repertorio, cioè le due giocate di prima intenzione che hanno provocato l’azione del rigore su De Silvestri e la palla gol per Eder a tu per tu con Bardi nel secondo tempo, ma è sembrato fuori ritmo per tutta la gara. Quello che mi ha sorpreso, parlando ancora di Krsticic, riguarda proprio il suo agonismo che, a differenza dell’anno scorso, pur non mancando mai sembra sciorinarsi a ritmi inferiori a quelli degli avversari. Risultano così evidenti i cartellini gialli, le palle perse e lo stato confusionale generato da questi fattori. Il ragazzo c’è ma è fondamentale che “esca dalla buca” dove si trova da inizio campionato. Tornando alle due novità di formazione possiamo concludere, senza paura di essere smentiti, che Barillà non è andato molto bene, per usare un eufemismo, e Bjarnason invece è cresciuto durante la partita, anche se appare sempre un pò fiacco e freddo. Davanti la nota più dolente è rappresentata da Gabbiadini, che appare come appesantito da un infortunio. La sua involuzione personalmente non mi preoccupa e non ne farei un caso. Credo fortemente che quando la squadra troverà i suoi equilibri e la sua fluidità il primo a beneficiarne sarà proprio il buon Manolo. Gli ingressi di Sansone e Pozzi (che fino al rigore aveva fatto più confusione che altro) non hanno superato la prova del buon Eder, sempre generoso e passionale nel suo modo di giocare, e che, soprattutto in situazioni di contropiede, continuo a vedere come prima punta che attacca la profondità (Gabbiadini predilige un gioco con palla sui piedi).

Il nuovo modulo sicuramente appare più congeniale ai giocatori a disposizone di Rossi e i risultati lo dimostrano (Cagliari, Torino e Livorno). Il gioco (nel primo tempo il pallone lo abbiamo visto poco) è ancora abbastanza indietro, se vogliamo usare un gergo culinario, mentre la qualità media della squadra è in linea con la classifica attuale. Ora appare fondamentale fare dei passi in avanti, a partire dalla gara interna con l’Atalanta, per trovare quella fiducia e quella identità che tanto servono e serviranno per mantenere la categoria. Intanto la Samp si prende questi tre punti che valgono tantissimo ma che, ahimè, non significano ancora che la guarigione è compiuta. Se mai è esistita una malattia.

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