2014
La domenica con Lei – Dentro al replay
La citazione di un bellissimo pezzo di Samuele Bersani sembra calzare alla perfezione per aprire l’analisi di Sampdoria-Cagliari. Una vittoria sofferta, guadagnata col sudore e l’applicazione, battagliando in un campo di patate, dove le qualità dei singoli scendono in secondo piano ed emergono quelle psicofisiche. Il replay a cui mi riferisco è la situazione in cui si è trovato, per l’ennesima volta, il Doria targato Sinisa Mihajlovic: in vantaggio 1-0 ma incapace nel chiudere la partita. A volte, come la gara di ieri, è andata bene (Genoa), altre volte male (Lazio, Bologna e, per certi versi, Parma). All’interno della bagarre del secondo tempo, giocato con grande grinta ma pochissima lucidità, la Sampdoria ha portato a casa tre punti pesantissimi, forse decisivi per il suo campionato.
Sarò onesto: il Cagliari non meritava la sconfitta, anche alla luce degli episodi arbitrali poco fortunati a suo sfavore. Il Doria, dal canto suo, non ha rubato nulla dal punto di vista agonistico. Sono rimasto attonito questa mattina nel vedere l’insufficenza data a De Silvestri da un noto quotidiano sportivo. “Lollo” è l’emblema di questa Samp, ieri accompagnato da un Okaka stile battaglia delle Termopili: corsa a perdifiato, generosa sofferenza e testa salda sulle spalle. Per salvarsi non serve sempre giocare bene o, meritare qualcosa di più ogni maledetta domenica. Per salvarsi serve cattiveria agonistica, coesione del gruppo e, nel caso in cui servisse, estrema difesa del risultato. Spesso le squadre che retrocedono raccolgono meno di quanto seminato (vedi Livorno e Catania ieri). Le squadre che si salvano, invece, fanno esattamente quello che ha fatto il Doria ieri: lottano “fino alla morte” per ogni metro guadagnato in campo. Il merito di mister Sinisa e del suo staff sta, secondo me, proprio in questo. Poi nel calcio sono gli episodi a fare la differenza e allora cosa succede? Che pareggi contro Lazio e Bologna dove strameritavi di vincere e vinci contro il Cagliari, dove ci stava il pareggio. Il fatto è che la Samp, nel bene e nel male, è sempre sul pezzo e questo non fa che aumentare le possibilità di risultato positivo.
La partita di ieri si deve analizzare tranciando obbligatoriamente in due i novanta e passa minuti di gioco. Nel primo tempo la Samp ha provato a controllare il ritmo della partita con buoni risultati. Dico provato perchè il terreno indegno del Ferraris non ha permesso ai ventidue atleti di velocizzare il gioco, ne tantomeno di provare con continuità le giocate di prima. E’ proprio una giocata di prima a portare in vantaggio la Samp: corner battuto rasoterra all’indietro, la palla miracolosamente non salta, e Krsticic esegue uno dei suoi “cavalli di battaglia” (ossia la sciabolata di prima) trovando all’altro estremo il buon Gastaldello, glaciale come sempre nel gioco aereo. Il Doria, trovato il vantaggio, ha cercato di raddoppiare, sfruttando i movimenti costanti e martellanti di Okaka ( che ha creato una confusione bestiale ai difensori rossoblu) e le incursioni di Gabbiadini, Eder e Soriano (il più penalizzato dalle condizioni del terreno di gioco). Di fronte a un Cagliari ben messo in campo ma emozionalmente piatto, hanno avuto campo i terzini blucerchiati che con coraggio si sono lanciati in sortite offensive concrete a intermittenza ma sempre corrette, concettualemente parlando. A livello difensivo i problemi maggiori li hanno causati Conti, in cabina di regia, e Sau, che in attacco ha svariato con grande qualità (fermato solo dal guardalinee). Nel primo caso è stato Soriano ha lavorare sul capitano rossoblu (era troppo lontano nel pressing e lo ha attaccato poco quando invece aveva il pallone fra i piedi), nel secondo ci hanno dovuto pensare a turno i centrali doriani: Gastaldello e il debuttante Fornasier. Proprio il giovane ragazzo, che doveva partire già a giugno, ha fornito una prova confortante per personalità anche se condita da troppi rilanci (causati da una normale insicurezza). I progressi dell’assente Mustafi riguardano proprio questo aspetto: la costruzione del gioco partendo dalle retrovie.
Nel secondo tempo la Samp ha completamente smesso di giocare alla sua maniera. Poco, o nullo, il pressing così come il contropiede. Tanto, troppo, campo lasciato al Cagliari che ha giocato tutta la ripresa nella metà campo doriana. Paradossale il fatto che la palla gol migliore sia capitata a Gabbiadini, servito da Okaka, che con l’esterno sinistro (doveva calciare di destro) avrebbe chiuso la pratica risparmiando a tutti una sofferenza che, vista la posta in palio, i nostri cuori avrebbero evitato volentieri. In questo momento del campionato ogni partita è dannatamente importante e nessuno molla un centimetro. Lo abbiamo visto ieri e lo vedremo ancora, da qui alla fine. Il Cagliari le ha provate tutte ma, ancora prima di Da Costa, a opporsi sono stati tutti i calciatori blucerchiati, accompagnati da un tifo che crede fortemente in loro e nel grande condottiero Mihajlovic. La Sampdoria è, ora, una squadra vera con tanti attributi e altrettanti contenuti. Non sarà sempre bella da vedere ma è sicuramente bellissima da supportare nella sua estrema credibilità. L’empatia fra squadra e tifosi, così come i punti, continua a crescere.