2013

La domenica con Lei – Da Is Arenas resta fuori anche il Doria

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La Sampdoria gioca, nello stucchevole deserto di Is Arenas, una delle sue peggiori partite stagionali evidenziando preoccupanti passi indietro rispetto alle ultime uscite. Se è vero che una battuta d’arresto era preventivabile è altrettanto vero che nelle ultime settimane dei segnali c’erano stati.

Primo fra tutti l’enorme difficoltà nel marcare giocatori di movimento e attacchi che non danno punti di riferimento. Il Cagliari,con il duo Cossu- Ibarbo, ha tolto alla difesa a tre doriana le coordinate per i movimenti e ha costretto spesso Palombo all’uno contro uno (come successo Domenica scorsa con Biabiany). Inoltre Rossini (disastroso) e Costa sono stati spesso “portati” verso il centrocampo e verso le linee laterali dagli avanti del Cagliari lasciando così spazio a inserimenti senza palla da dietro, scarsamente contrastati dai centrocampisti blucerchiati. Anche gli esterni hanno faticato molto subendo la costanza di corsa del Cagliari. Inoltre, come detto nelle precedenti partite, il loro contributo offensivo è incostante e poco concreto. De Silvestri, in particolare, è salito con personalità diverse volte ma non è mai riuscito a mettere un cross pericoloso. Un altro segnale costante è l’assoluta impalpabilità di Icardi e la conseguente poca pericolosità della Sampdoria in avanti (Eder unico a salvarsi). Il talento argentino appare scarico, sbaglia i movimenti e, soprattutto, non si muove per la squadra. Non è egoismo sia chiaro. Anzi è assolutamente normale che un ragazzo del ’93 possa anche faticare, soprattutto se marcato dagli avversari come fosse una superstar. Il problema è che Icardi non è mai, per la squadra, un punto di riferimento spalle alla porta. Il Cagliari ha giocato in contropiede e ha schierato la difesa e il centrocampo creando densità in mezzo. Se si ricerca sempre la profondità, come ha fatto Icardi, diventa quasi impossibile sfondare un muro difensivo. Perdere palla in avanti o a centrocampo (se davanti ci si muove male) significa prestare il fianco all’avversario per il contropiede. Così la Samp ha perso la partita. In più se aggiungiamo che a centrocampo Maresca è apparso spaesato (suo l’errore sul primo gol con una palla persa a metà campo), Poli e Obiang hanno corso molto per tappare i buchi e gli errori sulle fasce laterali (ovviamente scoperte nei contropiedi), abbiamo completato il quadro d’analisi. I gol subiti sono stati, nel concetto, uguali: tutti fermi e a vuoto col colpo di testa. Addirittura nel secondo (il più pesante) si è permesso a Ibarbo di stoppare il pallone in area e di scagliare una bomba contro Romero. Cambi sconfortanti. Munari e Soriano, in un 4-3-1-2 per recuperare la partita, hanno dato la dimensione della Samp vista a Cagliari: impotente. Così come lo è stato il mister, che lavora con quello che ha sia chiaro, ma che non aveva certo in mente una figura tale per i suoi ragazzi.

Non c’è nulla da disfare o da criticare eccessivamente. Una brutta sconfitta ci sta e ci starà sempre, soprattutto dopo un trend assolutamente positivo. Bisogna però girare pagina in fretta, come si fa quando si vince, e concentrarsi sull’obbiettivo che è quanto mai a portata di mano. Guai a pensare che una sconfitta e una prestazione di questo tipo siano cose episodiche, da sottovalutare. Si deve riflettere, analizzare e capire gli errori. Non bisogna farne nemmeno un dramma però. L’equilibrio e l’esperienza di Delio saranno fondamentali.

SEGNO PIÙ
La tenacia di Eder e il ritorno al gol di Maxi Lopez.

SEGNO MENO
Lo sviluppo del gioco offensivo e l’ingiustificata prestazione “soft” da squadra arrivata. Arrivata dove?

DA RIVEDERE
Il movimento dei difensori centrali quando si affrontano squadre senza un vero centravanti o punte di peso. L’attuale difesa a tre mostra evidenti carenze quando mancano i punti di riferimento avversari.

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