2015
La coppia del futuro
La storia recente della Sampdoria assomiglia a una di quelle giostre che ti fanno tremare solo a vederle, un alternarsi di alti e bassi repentini che solo negli ultimi anni ha ritrovato stabilità con due tranquilli piazzamenti nella classifica di Serie A. Forse è per questo che siamo abituati a guardarci indietro e a chiederci come abbiano fatto le cose a cambiare in modo così radicale. Quel 24 agosto 2010 al 90′ di Sampdoria-Werder Brema già immaginavamo i bussolotti del sorteggio per i gironi, e avremmo probabilmente rinchiuso al manicomio chiunque avesse potuto dirci che solo poco più di un anno dopo saremmo stati sconfitti a Nocera Inferiore. E la stessa cosa riguarda Eder e Pellè, due attaccanti arrivati alla Sampdoria a gennaio 2012, quando le loro carriere erano tutt’altro che in ascesa e i blucerchiati erano undicesimi in Serie B. Il bello è che l’attuale coppia d’attacco della Nazionale all’epoca non era titolare nell’undici di Iachini. Mentre Eder era arrivato come il nuovo deus ex machina, una pezza per coprire i disastri Bertani e Piovaccari, Pellè non era altro che l’alternativa a Nicola Pozzi.
Questo non vuol dire che i due non abbiano mai giocato insieme. Manco a farlo apposta c’è da tirare nuovamente in ballo la Nocerina, che esattamente tre anni fa (era il 31 marzo) viveva l’irripetibile opportunità di giocare al Marassi. Quel giorno non solo c’erano Eder e Pellè in attacco, ma c’era pure Soriano nella mediana, il centrocampista per cui Conte ha speso parole d’elogio e che pare rivedremo più di una volta in maglia azzurra. Quel giorno non stupì, entrando al 57′ con una performance che molte delle cronache del tempo etichettarono con un mite 6. Giocò benissimo Eder, che non riuscì però a trovare il primo goal in maglia blucerchiata ma che instaurò una partnership fruttifera col suo compagno di reparto. Fu proprio Pellè a segnare gli unici due goal della partita, nel perfetto stile fox in the box che l’ha reso attaccante di caratura internazionale in Olanda e poi in Inghilterra. Alla Samp, invece, più che per quello è stato apprezzato per quel fisico scultoreo di cui Iachini si serviva, ai playoff, quando si trattava di difendere il vantaggio.
Lo stereotipo donne, soldi, successo non è un modo completamente errato per descrivere la piega che prenderà la sua carriera. Gli stessi goal che faceva al Cittadella o alla Nocerina inizia a farli in derby pesanti contro l’Ajax o in campi difficili come il Britannia Stadium, e alcuni di loro sono semplicemente sensazionali. In tutto ne fa 58, da quando ha lasciato la Sampdoria. Intanto, il fisico scultoreo continua ad essere apprezzato, ma per altri motivi. Pellè non diventa solo un bomber, ma è una superstar e per questo il suo percorso è ben diverso a quello più sotto traccia e graduale che ha vissuto Eder, che sembra aver mantenuto la semplicità e l’umiltà di quando giocava a Frosinone. Ieri sera, così simili e così diversi, hanno dato prova di essere esattamente quello che cerca Antonio Conte. Un mix di intelligenza tattica, atletismo, forza fisica e abnegazione difensiva che, come Conte ha dimostrato alla Juventus, può risultare in vittorie e successi. C’è chi si appella alla pochezza del calcio italiano, chi alla scarsa lungimiranza dei loro passati allenatori per spiegare un simile miracolo. Comunque la si veda, nessuno può mettere in dubbio che, ad oggi, Eder e Pellè formino la coppia d’attaccanti migliore per la Nazionale.