Ludovica Mantovani: «Stadio Samp, progetto possibile» - Samp News 24
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2013

Ludovica Mantovani: «Stadio Samp, progetto possibile»

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L’idea del nuovo stadio blucerchiato è sempre in piedi e qualcuno del recente passato della società si è sentito di dare un consiglio alla dirigenza della Samp. Si tratta di Ludovica Mantovani, figlia di Paolo, ora architetto, ma anche membro della società “Forum Football Avenue”. Ci si chiede di cosa si tratti: «Si tratta di una serie di incontri ed eventi, è un Forum annuale dedicato alla’area Marketing e Logistics nel panorama del calcio italiano ed internazionale». Alfano ha recentemente citato il “modello Brighton” come progetto ideale per gli stadi italiani. Un progetto che si fa strada nel panorama nostrano: «Il merito va ad Andy Simons del Kss di Londra e a Lorenzo Pierini – ammette la Mantovani a “Il Corriere Mercantile” – Durante il nostro incontro di giugno, organizzato allo Juventus Stadium, i due architetti si sono conosciuti ed è nata una forte sinergia». Tanto che ci sarà un altro faccia a faccia a breve: «Esattamente: il 29 e 30 maggio prossimi, sempre allo Juventus Stadium, abbiamo già in programma un altro evento – racconta la figlia di Paolo, grande presidente blucerchiato – in cui architetti ed esperti del settore potranno incontrarsi e scambiarsi le proprie epserienze personali».

La Samp è una delle squadre che ambisce ad uno stadio di proprietà e ci si chiede se il “modello Brighton” sia applicabile anche per Genova: «Io credo che sviluppare uno stadio in quell’area sia uno stimolo per ogni architetto. La Kss nel Regno Unito ha fatto miracoli, compreso lo stadio del Chelsea – commenta la Mantovani – Un modello come quello inglese deve essere studiato e adattato a Genova. Ogni città ha profili diversi e necessità di progetti differenti». C’è anche chi ipotizza una riqualificazione del “Ferraris”: «Nulla è impossibile, anzi, potrebbe essere un’idea. Ma come dico sempre, quello stadio è stato sfortunato – racconta l’architetto – E’ nato in un periodo di transizione, in cui non esistevano le realtà internazionali degli stadi di proprietà veri e propri. Quando è stato terminato, era già vecchio».

Qualcuno vede il progetto del nuovo stadio come un flagello per la città, pensando ad esempio ai posteggi: «Non esiste. Anzi, in molti casi i posti auto sono un problema. A Brighton esistono sistemi di trasporto gratuito, come i bus navetta, senza contare i posti bici creati per i tifosi – dice Ludovica Mantovani – Capita troppo spesso di fermarsi davanti a problematiche che non esistono». Per le famiglie, invece, i problemi non ci sono: «Bisogna fare i tifosi civili, innamorati dei propri colori e rispettosi della squadra avversaria. A Brighton vanno intere famiglie allo stadio – racconta l’architetto – mentre i mariti si godono lo spettacolo della partita, il resto della famiglia può approfittare di un box in cui chiaccherare, sorseggiare del té ed assaggiare i piatti tipici. Questo deve essere il calcio: uno spettacolo. Deve diventare un rito, proprio nella stessa maniera in cui si va a teatro». Per la Mantovani, tutto questo non rappresenta un’utopia per l’Italia: «No e non lo deve essere. Abbiamo esempi virtuosi come lo Juventus Stadium, in cui sono state abbattuto le barriere, oppure il nuovo progetto del “Friuli” di Udine».

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