2015
L’Italia corre in Europa, la Samp sogna di riconquistarla: quanto conviene?
«Alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare». La musica di Francesco De Gregori si rispecchia nella voglia di riallacciare quel filo che storicamente lega la Sampdoria al Vecchio Continente, momentaneamente spezzatosi il 16 dicembre del 2010, in un gelida notte al “Puskas Stadion”, il preludio all’amara retrocessione che si materializzò in primavera.
Vedendo l’impresa delle cinque squadre italiane impegnate in Europa League, a tanti tifosi blucerchiati è tornata la voglia di rivedere i colori più del mondo in giro per gli stadi d’Europa, dove – storicamente – passa la gloria del club, vedi “Nya Ullevi” di Goteborg. Forse l’Italia ha imparato la lezione, ma l’ha imparata troppo tardi, dopo essersi fatta soffiare dalla Germania la terza posizione nel ranking Uefa. E sfatiamo il mito che l’Europa League sia una coppetta vuota dal punto di vista del prestigio e della qualità delle partecipanti, nè tanto meno un sacchetto bucato dal punto di vista economico.
Certo, i proventi derivanti dalla partecipazione alla Champions League rimangono nettamente superiori. Il solo fatto di essersi qualificati alla fase a gironi vale 8,6 milioni di euro (più i bonus per i risultati delle sei partite). Difficile, però, mettere altro in cassa, dovendo competere con squadre del calibro di Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Chelsea e tante altre. Pur remunerando molto meno, l’Europa League premia alla distanza, dalla semifinale in poi. Secondo dati ufficiali Uefa, il Sivligia, vincitore della scorsa edizione, si è aggiudicato una cifra record di 14,6 milioni di euro (più della metà del monte ingaggi complessivo della Sampdoria), senza passare dai bonus d’oro della Champions, cosa che è successa alla Juventus, entrata in Europa League ai sedicesimi dopo l’eliminazione dal torneo più prestigioso.
Cifra record anche per le cinque italiane che hanno conquistato il lasciapassare agli ottavi (alle 13 il sorteggio). Secondo Marco Bellinazzo de “Il Sole 24 Ore”, in totale sono 12,85 milioni di euro di soli premi partecipazione, al netto dei diritti tv e del cosiddetto market pool: 3,15 a testa per Fiorentina, Inter e Napoli, 2,8 per il Torino e 11,35 per la Roma, che però beneficia dei bonus CL. Un discreto bottino se consideriamo che le cinque squadre hanno la possibilità di incrementarlo andando avanti nel cammino che porta a Varsavia e che queste cifre, come detto, tengono unicamente conto dei premi prefissati dalla Uefa per i risultati ottenuti e per i vari passaggi del turno. Ci pensano i diritti tv ad alzare l’asticella.
A questo dobbiamo aggiungere la popolarità e il richiamo di sponsorizzazioni sovranazionali, che piacciono così tanto al patron Ferrero, nonchè l’entusiasmo dei tifosi, da cinque anni senza Europa. E il prezzo di quello proprio non si può calcolare.