2014
L’importanza della prima punta
Mihajlovic voleva continuità, dopo il derby, e la squadra l’ha preso alla lettera. Non solo perché è arrivata un’altra vittoria (e un altro 1-0), ma anche perché la Sampdoria ha giocato, per molti aspetti, in modo simile. Il goal è arrivato persino prima (11′) e, peraltro, ancora una volta da palla inattiva. È la quinta volta che accade e ormai l’abilità di questa squadra dai calci da fermo è diventata una realtà, una delle tante frecce nell’arco di Mihajlovic. In questo caso, sul cross di Krsticic, Gastaldello e De Silvestri si sono liberati dal fitto blocco centrale correndo in direzioni opposte e tagliando sui due pali. Lo spiovente ha premiato Gastaldello, che ha schiacciato il pallone depositandolo alle spalle di Avramov.
Ma continuità significa soprattutto scegliere una direzione e non cambiarla più. Come contro il Genoa, dopo la rete segnata la Sampdoria ha assunto un atteggiamento insolito rispetto alla consuetudine sinisiana. No al fraseggio sempre e comunque, e no pure al pressing altissimo. «Passate la palla a Okaka» ha invece gridato più volte Mihajlovic. Così come Maxi nel derby, Okaka ha fatto quasi il centrocampista, salendo sistematicamente a prendere il pallone e a difenderlo, facendo salire la squadra e ammonire gli avversari (otto i falli subiti). Il risultato è stato una bassa percentuale dei possessi totali (31%), ma anche una buona capacità di uscire da situazioni incagliate (e nei minuti finali ce ne sono state diverse). E non è una svolta da intendersi in senso difensivo, o almeno così non sembrerebbe a giudicare dalle sostituzioni sempre conservatrici rispetto al modulo, che al più diventa un 4-3-3 (come accaduto nel derby con l’ingresso di Sestu). È una svolta pragmatica e i risultati lo dimostrano. La Samp cresce, Mihajlovic l’aveva resa bella: ora è vincente.