2014

L’ex Maresca: «Volevo chiudere la carriera in Italia. Ma sapevo che me ne sarei pentito»

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Quella di Enzo Maresca alla Sampdoria è stata un’avventura poco fortunata: arrivato sotto la gestione Ciro Ferrara – che lo aveva richiesto esplicitamente – nei due anni passati in blucerchiato (dall’agosto 2013 al gennaio 2014) l’ex centrocampista del Malaga collezionò solamente 19 presenze e tre reti – di cui una indimenticabile, la rovesciata sotto la Sud contro l’Atalanta.

Il giocatore classe ’80, che adesso milita nel Palermo di mister Beppe Iachini, ha ripercorso la sua carriera insieme alla “Gazzetta dello Sport” che lo ha intervistato dal ritiro di Bad Kleinkirchheim: «Detto che per me giocare all’estero è stata una fortuna, a 18 anni ero al Cagliari e per avere un contratto da professionista avrei dovuto aspettare, così decisi di passare al West Bromwich in First Division e rimasi un anno e mezzo», ricorda Maresca.

Poi il passaggio alla Juventus, dove però il giocatore di Pontecagnano Falano trovò pochissimo spazio, nonostante la società bianconera lo acquistò per ben 12 miliardi di lire: «Precisiamo che era la Juve di Zidane, di Davids ed era difficile trovare spazio ed io arrivai a gennaio. Poi andai in prestito al Bologna. Tornato in bianconero c’era ancora Lippi e non giocai poco perché in 2 anni e mezzo disputai 60 gare vincendo scudetto e Supercoppa d’Italia. Dopodiché Fiorentina, ancora in prestito, un’altra bell’annata: 25 partite e 4 gol».

Dall’Italia alla Spagna, dalla Serie A alla Liga: «Dovevo rinnovare con la Juve ma ci furono problemi: se fossi rimasto avrei guadagnato la metà. Ero in ritiro, allenatore Capello, e una sera mi telefonano in camera per dirmi di presentarmi alle 8 del mattino dopo in sede. Mi fecero entrare in una stanza e c’erano i dirigenti del Siviglia che mi dissero di essere a Torino da una settimana. Fui colpito dal fatto che sapevano tutto di me, capii che mi volevano davvero», spiega l’ex blucerchiato.

Idolo “Marecca”: «Gli spagnoli si mangiano la “esse” – dice l’esperto centrocampista – e il mio nome veniva storpiato. Quattro anni bellissimi che mi hanno dato tanto non solo calcisticamente». A Siviglia, però visse anche una bruttissima esperienza: «La peggiore che possa capitare ad un calciatore: veder morire un compagno. C’ero anch’io quel giorno che Antonio Puerta si accasciò a terra. Aveva solo 22 anni».

Rimpianti?: «No, per nulla. Anche perché comunque in bianconero mi sono preso belle soddisfazioni, e ho avuto la fortuna di lavora- re con campioni come Zidane e Del Piero. Quanto alla Nazionale, sì, credo di aver pagato il fatto di giocare fuori. L’unico rammarico semmai è quello di essere rientrato in Italia: avevo ancora un anno di contratto a Malaga dove avrei giocato la Champions. Ma ero stato fuori già 9 anni, i miei genitori cominciavano a invecchire e a 32 anni avevo la voglia di chiudere nel mio Paese. Pur sapendo che me ne sarei pentito. E infatti», chiaro riferimento al periodo passato con la maglia della Sampdoria e in particolare a quello relativo alla gestione Delio Rossi.

Una parentesi che si è chiusa presto (e male) quella con la società blucerchiata, perchè Maresca è voluto ripartire da Palermo: «Una bella annata, pur arrivando a gennaio mi sento protagonista di quella cavalcata. Contratto in scadenza? Oggi non ci penso. Prima c’è da salvare la A», ha concluso Maresca.

 

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