2014
Kutuzov: «Alla Samp ricordi stupendi. Palombo era già una bandiera»
Gli occhi dei sampdoriani si stanno abituando a vedere la propria squadra nei quartieri nobili della classifica italiana. Il quarto posto attuale è motivo di orgoglio per una formazione che domenica dopo domenica offre prestazioni che mancavano da anni. Tornando indietro di qualche stagione si può identificare una Sampdoria che riuscì a regalare altrettante domeniche sorridenti ai tifosi: la Samp 2004/2005 targata Walter Novellino.
L’impresa Champions League non riuscì per un solo punto, ma quella squadra viene tutt’ora ricordata come una delle più belle degli ultimi anni. Abbiamo contattato in esclusiva uno dei protagonisti di quell’annata indimenticabile, il bielorusso Vitali Kutuzov, che quell’anno collezionò 33 presenze e 4 gol.
Prima di parlare del Vitali attaccante blucerchiato, parliamo del Vitali giocatore di Hockey sul ghiaccio…
«Ho cominciato nel 2013 a livello professionistico. Era il mio sogno fin da bambino poter giocare così tanto a questo sport. Nei miei anni da calciatore seguivo i mondiali e le partite appena potevo, con la stessa passione con cui un italiano segue il calcio. Adesso ho approfittato della fine della carriera di calciatore per riprendere quella di giocatore di Hockey».
Tornando a noi, noti similitudini tra questa Samp e quella di quell’epoca?
«E’ difficile paragonare i tempi. Soprattutto perché è cambiato il calcio italiano. Il calcio di dieci anni fa è diverso dal calcio di adesso, la Serie A di quel periodo era uno dei migliori campionati del mondo, adesso ha perso molto. Non lo so il motivo ma sta di fatto che i migliori giocatori adesso in Italia non ci vengono. Quando sono arrivato io il livello stava già calando, adesso purtroppo è sceso vertiginosamente. Se la Samp di adesso è unita come squadra tanto quanto lo eravamo noi non mi sorprende che stia ottenendo dei bei risultati».
L’unico giocatore nella rosa attuale che era presente anche in quel periodo è Angelo Palombo. Avevi già intuito in lui un futuro da giocatore simbolo per la Samp?
«Angelo è sempre stato come una pietra. Lo era in difesa e a centrocampo, lo si vedeva già benissimo a quei tempi che sarebbe diventato una bandiera della Samp. Aveva grinta e umiltà. Questo anche fuori dal campo. Un’altro che dava tantissimo alla squadra era Francesco Flachi. Lui diceva sempre a giovani e meno giovani del gruppo che per loro avrebbe fatto di tutto, per la coesione dello spogliatoio faceva qualunque cosa. Sapevo di poter contare sempre su di lui, è una persona straordinaria e lo rimane anche se ha fatto degli errori nella vita. Per me Francesco rimane il numero uno».
Quindi immagino che tu non possa che avere un’opinione positiva sul “Flachi Day” che si sta organizzando da tempo…
«Se domani mi chiamassero per partecipare, verrei domani stesso».
Se ti dico Walter Novellino cosa ti viene in mente?
«Non puoi immaginare quante volte litigavo con lui. Il nostro era un rapporto strano…come si dice in italiano?»
Amore e odio?
«Esattamente. Mi ricordo che dopo una mia disastrosa partita col Palermo il mister non mi parlò per tre settimane di fila. Io ho continuato a lavorare e a sudare allenamento dopo allenamento e alla fine lui senza dir niente mi ha ridato una chance. Funzionava così. Questi rapporti erano la nostra forza, ci hanno permesso di arrivare sopra a squadre fortissime sulla carta».
Il ricordo più bello del tuo periodo blucerchiato?
«Sai, è difficile trovarne uno solo. Dal primo giorno all’ultimo ho vissuto esperienze meravigliose. Se cito un episodio con un compagno potrei fare un torto ad altri dieci. Ma se proprio dovessi scegliere un episodio particolarmente divertente ti posso citare una cosa esilarante avvenuta in allenamento: il mio compagno di stanza in ritiro era Biagio Pagano. Devi tener presente che ai tempi era un ragazzino. Un giorno in partitella Biagio scatta sulla fascia ma supera involontariamente la linea del fallo laterale. Il problema era “l’ostacolo” che c’era davanti che si chiamava Walter Novellino, il quale stava facendo l’arbitro. Il mister è stato scaraventato a terra, per fortuna senza conseguenze, ma ogni singolo giocatore presente è scoppiato a ridere. Flachi è praticamente svenuto. Superato l’imbarazzo iniziale anche Novellino l’ha presa sul ridere. Era davvero gruppo straordinario, e anche un periodo magnifico. Ci terrei a salutare chiunque mi abbia voluto bene in quegli anni a Genova».