2013

Krsticic si racconta a Sampdoria Club

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Nenad Krsticic, giovane talento della Sampdoria, ha dovuto lottare tanto contro la sua malattia e per tornare a calcare i campi di calcio, ecco come racconta i suoi inizi a Sampdoria Club.
«All’inizio della mia carriera giocavo nelle giovanili dell’OFK di Belgrado. Ho fatto tutta la trafila, sono arrivato fino in prima squadra: in totale 11 anni nell’OFK. Poi sono arrivato a Genova, era il 2008. Mi ha segnalato e preso Paratici, all’epoca era lui a capo della struttura degli osservatori alla Samp. Sono passati cinque anni e mi sento a casa. Mi hanno sempre trattato benissimo».

La malattia, diagnosticatagli al suo arrivo in Italia, è stato un grande banco di prova da superare, da accettare e da sconfiggere.
«Ero appena arrivato in Italia, non capivo la lingua, non capivo cosa stesse succedendo, non ci è voluto tanto a capire che era una cosa grave all’inizio pensavo fosse solo un semplice mal di pancia. E avevo paura. Pensavo sempre a tornare sui campi di calcio, volevo tornare alla normalità. Verso febbraio, marzo di allora dopo le prime cure ho cominciato a crederci»

Il ricordo più bello è sicuramente quello legato alla militanza in Primavera e la partita Sampdoria – Milan del 2 giugno 2012.
«E’ stata una grande e bellissima emozione. Perdevamo 2-0, alla fine abbiamo pareggiato 2-2, siamo andati ai supplementari e un mio gol ha poi deciso la partita 3-2. Abbiamo conquistato la finale.»

Nenad si è saputo ritagliare un suo spazio l’anno scorso con Beppe Iachini sulla panchina della Sampdoria.
«A gennario, con Iachini (nel dopo Atzori n.d.r.) abbiamo iniziato a giocare meglio e a portare i risultati. Ho capito che potevamo arrivare ai play-off. E’ stata durissima, ma i play-off sono stati emozionanti. Avevamo troppa voglia di tornare in Serie A»

Ci sono molti giovani nella Sampdoria: Obiang, Icardi, Poli ma i tifosi stravedono soprattutto per lo spirito combattivo di Nenad Krsticic, fino a chiamarlo Capitan Futuro.
«Spero davvero che in futuro sia così, devo ancora fare tanto e dare tanto a questa squadra. Quando ho vissuto il periodo più brutto della mia vita mi sono stati tutti molto vicini, la società, il dottor Baldari, lo staff medico, i miei compagni, dagli allenatori ai collaboratori e i tifosi tutti. Non lo dimenticherò mai. Cercherò sempre di dare il massimo per meritarmi la fiducia della Sampdoria. Inutile ripetermi ma qui ho capito cosa significa avere il dodicesimo uomo in campo».

 

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