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Kownacki pensa al prestito: «Ho già parlato con Giampaolo». E quel rigore…
Kownacki chiede più spazio: «Se la situazione persistesse, potrei cambiare aria. Ho già parlato con Giampaolo». L’attaccante verso il prestito a gennaio
Dicembre è ormai alle porte, ma per Dawid Kownacki il tabellone dei minuti giocati in campionato recita ancora 125′. Nessuna maglia da titolare, ma solo qualche spezzone di partita nei minuti finali. Una situazione che per il giovane attaccante della Sampdoria si sta facendo pesante: «Non ho accumulato abbastanza minuti. È una situazione che incide sullo stato d’animo ed è per questo che la forma fisica non è quella che dovrebbe essere. Sono tornato dai Mondiali con uno stato di preparazione diverso da quello dei miei compagni – spiega a przegladsportowy.pl – quando si giocava ogni tre giorni, io scendevo in campo 5 o 8 minuti. In condizioni del genere, è difficile mettersi in forma. È tutto nella mia testa, io sono molto ambizioso: prendo un attimo la palla e voglio fare di tutto».
Ormai quarta scelta di Marco Giampaolo per il reparto offensivo, Kownacki sta prendendo in considerazione l’idea di guardarsi intorno e accettare un prestito (si è già parlato del Bologna) per ritrovare continuità e condizione: «Non ho ancora parlato con la società, ma con l’allenatore sì – rivela il classe ’97 -. Sono un giocatore ambizioso e impaziente, non mi accontento di giocare una manciata di minuti. Ci sono ancora tante partite davanti a noi, ma se la situazione dovesse persistere, allora prenderò in considerazione altre opzioni e magari cambierò aria. Ho bisogno di giocare per poter crescere. È un momento importante per la mia carriera: vado avanti o mi fermo. Analizzerò tutte le opzioni e sceglierò la migliore».
L’ex Lech Poznan passa poi a parlare del rigore sbagliato a Cagliari, episodio che indubbiamente ha segnato in negativo il suo avvio di stagione: «Ho realizzato il primo rigore contro il Frosinone. Non c’era più Quagliarella in campo, eravamo sul 3-0 e Ramirez era il giocatore designato per tirarlo, ma mi son sentito così in fiducia che ho preso il pallone e gli ho detto che l’avrei voluto tirare io. Gaston ha detto di sì. Contro il Cagliari, invece, non c’erano né lui né Quagliarella. Ci sono cinque rigoristi: quattro attaccanti più Ramirez. Defrel era in campo, ma ho provato di nuovo la stessa sensazione e me ne sono incaricato. L’ho sbagliato, e a fine gara Giampaolo mi ha preso da parte, dicendomi naturalmente che l’avevo calciato male, ma che allo stesso tempo bisogna avere le palle per prendersi una responsabilità del genere su due piedi».
«Mi sono sorpreso di quanto fossi calmo dopo la partita – prosegue Kownacki – era probabilmente il primo rigore buttato della mia carriera. In uno stadio in cui la Sampdoria non vinceva da 12 anni, in un momento speciale per i tifosi, su uno 0-0 che era durato fino al 92′. Mi sono preso la responsabilità, e ho sbagliato. È stato un momento pazzesco per me. Una settimana prima, contro la Fiorentina, dopo un minuto di gioco, mi si era girata la caviglia. Ho trascorso la settimana intera con il fisioterapista, lavorando con lui 8 o 10 ore al giorno. Lo staff tecnico, comunque, mi voleva a Cagliari per avere una riserva in attacco. Sono arrivato alla partita senza allenamento, dopo un infortunio, ma ho voluto tirare».
Le ultime prestazioni dell’attaccante sono state deludenti, con tocchi sbagliati e giocate forzate: «Il mio lato umano mi sta bloccando e non ci esce niente. A volte dopo la partita penso a come ho giocato e stento a crederci. Com’è possibile che abbia gestito così male situazione così semplici? Vorrei solo giocare di più. Ho avuto molti minuti contro il Milan, ma concordo con l’allenatore che li ho usati male. Ma poi si attiva quel meccanismo nella tua mente: se hai una chance, devi usarla, ora o mai più! E quando vuoi fare troppo, ecco che ottiene l’effetto contrario. Ne ho parlato molto con gli psicologi per riacquistare uno stato normale. Ho già cambiato il mio comportamento».
La vita del subentrante non è facile. Poco tempo a disposizione per aggiustare le cose, dopo essere stati quasi tutta la partita in panchina: «Ti alzi, guardi l’orologio, il tempo scorre e a volte sei in campo dopo tre minuti. Vuoi fare tutto subito e sbagli la prima giocata. Il morale va giù, hai sempre meno secondi a disposizione e sempre meno entusiasmo. Sono impaziente, a volte voglio fare troppo. Ora me la prenderò più calma, ho lavorato sul mettere meno pressione a me stesso, che devo salvare la squadra», ha concluso Kownacki.
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