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Kasami racconta i primi 5 mesi alla Sampdoria: «L’atmosfera che creano i tifosi è molto intensa»
Il centrocampista della Sampdoria Pajtim Kasami ha rilasciato una lunga intervista dove racconta questi primi 5 mesi
Uno degli uomini a cui si sta affezionando di più la Curva Sud di Genova è probabilmente Pajtim Kasami. Lo svizzero arrivato a settembre, oltre ad essere uno dei pochi titolari di proprietà della Sampdoria, è uno dei giocatori più propositivi della stagione.
Il suo aiuto a centrocampo e in zona gol è diventato determinante e, infatti, è uno dei giocatori più cercati dai compagni. Il suo momento positivo deriva senz’altro dalle sue abilità tecniche indiscutibile ma anche dal fatto di essersi riuscito ad integrare molto velocemente.
Per questo motivo ha preferito raccontare le sue impressioni di questi primi 5 mesi sotto l’ombra della Lanterna ai microfoni di Dazn che hanno raccolto un’interessante intervista all’elvetico:
«Sto bene, questo è un anno molto particolare, sono venuto qua a settembre, dopo la sesta giornata, quindi sono arrivato un po’ in ritardo ma lo staff tecnico mi ha gestito molto bene. Anche i miei compagni mi hanno agevolato nell’inserimento nel gruppo, poi, nel calcio, quando sei sul campo basta guardarsi…»
«Io avevo un’altra opzione, che era rimanere nella mia ex squadra, ma è arrivato un nuovo mister con altre idee. C’erano anche altre società e mi sono preso un po’ di tempo, poi è arrivata l’opportunità di venire alla Samp, anche se avevano qualche dubbio sulla mia forma fisica, ma poi è andato tutto bene.»
«L’Italia per me era un discorso rimasto in sospeso, sentivo dentro di me una sfida, sapevo di poter dare ancora tanto. Sono molto legato alla cultura italiana, mi piace molto. Io sono del ‘sud’, la mia famiglia viene dalla Macedonia e l’Italia mi piace molto come paese. Poi qui si vive il calcio 24 ore su 24, se devo fare un paragone con il calcio inglese, qui è come una religione».
«Cosa mi mancava di più dell’Italia? Il caffè al mattino… E poi mi mancava molto la passione della gente, anche qui a Genova mi fermano e mi fanno capire quanto ci tengono alla squadra. È una cosa unica, ti fa capire quanto è importante la piazza e quanto la gente tiene a questo club storico. A volte devo girare in incognito per evitare troppe domande, ma è così che qui vivono il calcio. Sono stato due giorni a casa mia, a Zurigo, e lì nemmeno mi riconoscono… (ride, ndr). Se vesti questa maglia devi anche accettare le critiche e confrontarti con tanti aspetti.»
«I miei pomeriggi sono le camminate al mare, vivo vicino al mare, in centro vado poco, preferisco la zona dove siamo noi, qui vicino a Bogliasco. Faccio una vita molto rilassata, la città è bella, molto particolare, se ti piace il casino vai in centro, se preferisci la pace stai al mare, ti godi la vista.»
«Con mister Pirlo c’è un rapporto molto stretto, ci sono dettagli che lui vede da fuori e io cerco di trasmettere al gruppo. Cerco di essere a disposizione, di leggere i momenti. Anche a livello umano con il mister abbiamo un rapporto molto stretto, è bello perché quando le cose non vanno bene è importante potersi confrontare. Spesso sono quelle cose che ti fanno crescere come calciatore. Abbiamo tanti ragazzi giovani e bisogna aiutarli.»
«Avevo incrociato Pirlo da avversario in Champions, contro la Juve, poi lo avevo conosciuto privatamente. Quando si parla la lingua calcio, con un giocatore del suo calibro, è molto più facile capirsi. Abbiamo questa sintonia. Cosa mi ha dato la Premier? Tutto, l’intensità, la sicurezza, è un calcio diverso, meno tattico, in cui si fischiano meno falli, si parla di meno… parla solo la palla. L’atmosfera che creano i tifosi è molto intensa.»
«L’impatto con la Serie B? È un campionato molto fisico, meno tecnico di altri campionati ma il livello tattico è alto. Se affronti le partite con leggerezza, ti fanno male. Devi essere sempre sul pezzo, l’ho capito subito. Poi hai una maglia come questa e gli avversari ti affrontano a tremila.»
«L’obiettivo per la stagione? I play-off. Dobbiamo lavorare duramente, e per farlo dobbiamo avere un obiettivo. Dobbiamo focalizzarci su quello.»