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Juventus Sampdoria, Galia: «È dura, va sfruttata la prima di Pirlo»

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Roberto Galia, doppio ex di Sampdoria e Juventus, fa il punto sulla prima giornata di campionato dei blucerchiati

Roberto Galia, tre campionati con la maglia della Sampdoria e sei con quella della Juventus, ha parlato a Repubblica del passato in blucerchiato e dell’attuale situazione in Serie A.

PASSATO – «Ho una frase di Mantovani scolpita in testa. Affermò che fu un errore mandarmi via. Una ferita rimasta ancora aperta. Leggerlo per me fu motivo di grande orgoglio, perché conoscendoli di persone, lui e la sua famiglia, erano eccezionali. Mi trovai benissimo a Genova. Arrivai che avevo vent’anni, Mantovani stava costruendo la Sampdoria del futuro, quella che avrebbe vinto tanto. Io ci stavo dentro, era un gruppo affiatato, fuori preso con Pari, un anno dopo Mancini, nella stagione successiva Vierchowod e Vialli. Cje squadra stava nascendo. E quelli più vecchi erano campioni. Imparai tanto da loro: Brady fu il mio primo esempio, un giocatore da imitare per tecnica e professionalità. E poi Francis, Souness».

DELUSIONE – «Lo ammetto, all’epoca ci rimasi male. Poi la delusione si è attenutata, perché sono comunque riuscito a fare una grande carriera. Purtroppo è il prezzo che si deve pagare, quando cambia un allenatore. Via Bersellini, arriva Boskov, che ha alre idee. Cerca un po’ di rivoluzione e io vado a Verona e sono scambiato con Briegel, terzino fortissimo, nazionale tedesco. Anche lì mi sono preso una rivincita. Incontrai Pezzotti, lo storico vice di Boskov. Mi rivelò: guarda Boskov si era sbagliato fra te e Scanziani. Anche in questo caso crebbe la mia autostima. So cosa è stato Boskov per i sampdoriani, un errore potete concederglielo».

JUVENTUS SAMPDORIA – «È dura, ma può sfruttare la prima di Pirlo. Magari non sono ancora rodati. Certo che l’anno scorso la squadra ci ha fatto soffrire. Dico a noi tifosi perché mi considero tale. Sette mesi fa sono diventato nonno. Il compagno di mia figlia è un Ultras della Sampdoria, in quella casa sono blucerchiati sfegatati. E hanno facilmente contagiato anche me».

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