2013

J’accuse

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Chiudiamo gli occhi, proviamo a staccare la spina. La mente vaga, i ricordi riaffiorano. Inutile, è impossibile non pensare ad un Marassi gremito e spettacolare, scintillante di rossoblucerchiato. E allora rievochiamolo un derby, ma non quello appena giocato: un altro, uno a caso tra quelli giocati dalla Sampdoria multiforme (mazzarriana e delneriana), tenera ma cinica che aveva le sue effigi in Cassano e Pazzini. Che sia un derby perso o un derby vinto, proveremmo un senso di ristoro, di tepore: quella squadra ci infondeva un senso di sicurezza capace di addolcire anche il velenoso sapore di una stracittadina persa.

Riapriamoli gli occhi, destiamoci. La realtà è un’altra, più cupa e scevra di orizzonti ridenti. Il derby effettivamente l’abbiamo perso, con proporzioni mastodontiche peraltro; e la preoccupazione maggiore è che le qualità, gli elementi per uscire dal tortuoso tunnel in cui la squadra si è infilata, mancano. Son passati pochi anni, eppure è cambiato tutto. Ricapitoliamo allora. Il Werder, Di Carlo, Cavasin, la Serie B, poi Iachini e Din Don Pozzi. Un risultato economico degno della famosa pellicola di Dario Argento, Profondo Rosso e un ds capace di appesantire ulteriormente la situazione puntando su ingaggi onerosi, contratti lunghi e, ahinoi, giocatori scadenti. Anche solo sognare di nuovo la musichetta della Champions diventa difficile in queste condizioni. 

Ma è arrivato San Delio, il patrono delle tifoserie. Allena la squadra per mezza stagione senza conseguire grandi risultati ma plasmando una certezza tattica: il 3-5-2. E c’è un’intera campagna acquisti per riordinare le idee e costruire la squadra migliore possibile al miglior allenatore possibile per la Sampdoria. Era già arrivato Rodriguez, lo seguono Wszolek, Regini e Barillà. Nessuno in grado di colmare il vuoto lasciato da Estigarribia e coprire il ruolo di esterno sinistro. Regini è un calciatore nella media, che ha attirato su di sè interessi prestigiosi ma nella del tutto diversa posizione di difensore centrale, come ha anche sottolineato il suo procuratore. Wszolek e Rodriguez sono fatti per il 4-4-2, Barillà è un giocatore mediocre, acquistato per cercare goffamente di risolvere il problema in Zona Cesarini. Il mercato finisce, di giocatori ce ne sono 26, ma nessuno tra questi può occupare con dignità la delicata ed importante, soprattutto per una squadra poco creativa e spesso costretta a ripiegare sulle fasce, posizione di esterno sinistro. Tale fattore è solo uno dei tanti, minuscoli, morbi che affliggono la Sampdoria e l’hanno costretta a perdere malamente il derby. La difficoltà di Eder a giocare contro difese schierate, la lentezza di Obiang, la problematicità di Krsticic nello sfoderare un assist decisivo, o comunque un passaggio smarcante. E l’immotivata assenza dell’unico vero giocatore di classe, Gianluca Sansone.

Tante piccole cose che nessun essere umano (e Rossi lo è, fino a prova contraria) potrà, singolarmente, risolvere e che pongono l’asticella delle nostre ambizioni al livello di una salvezza nemmeno troppo tranquilla.

 

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