2014

Ivan: «La Primavera è un ottimo gruppo. Mihajlovic? Incute un po’ di timore…»

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Dal 2011 fa parte delle giovanili blucerchiate, ma quest’anno per David Ivan – 19enne slovacco e capitano della Primavera blucerchiata – è molto importante per la sua carriera. Dopo quattro anni, è il condottiero della squadra di Enrico Chiesa ed è uno che già a 15 anni aveva scelto la Samp, pur stando lontano da casa: «Gli inizi sono stati un po’ difficili, anche perché non capivo una parola di italiano. Mi facevo capire con un po’ d’inglese. Poi la società mi ha messo a disposizione un insegnante e adesso va molto meglio». Tanti gli anni passati al Flora, l’hotel delle giovanili blucerchiate: «Sì. E sempre in camera da solo. Ho questo privilegio. Insieme a quello di esser arrivato così giovane in una squadra italiana: non è così usuale in Slovacchia che le famiglie o le squadre ti lascino trasferire a quell’età».

CASA E AFFETTI – Forse c’è un po’ di nostalgia di casa: «Un po’, ma un paio di volte all’anno vengono a trovarmi i miei genitori – ammette il giovane slovacco ai microfoni de “Il Secolo XIX” -. Poi durante la sosta torno là. E comunque un pochino ero già abituato, perché per qualche anno ho giocato a Sala, un paese a 30 chilometri da Nitra, dove abito. E quindi di giorno stavo lontano dalla famiglia. Certo, il trasferimento alla Samp è stata una rivoluzione». Sulla scuola: «L’anno scorso ho preso la maturità scientifica in Slovacchia. Studiavo la sera dopo gli allenamenti e tre volte sono rientrato a casa una settimana, con il permesso della società, per sostenere gli esami».

MODELLI – Ci saranno stati dei punti di riferimento calcistici nella carriera di Ivan: «Ho iniziato presto a giocare, a 5 anni. Beh, il mio idolo è Cristiano Ronaldo, ma il mio ruolo è diverso dal suo. Il modello invece è Dusan Ivan, mio papà. Lui è stato professionista, ha giocato in Slovacchia e in Austria, e proprio nel mio ruolo». Una sorta di play basso: «In Slovacchia in realtà ero un trequartista. Qui alla Samp sono stato arretrato davanti alla difesa. Va bene: quello che piace a me è essere sempre nel vivo del gioco, toccare il maggior numero possibile di palloni. Solo che in Slovacchia questo lo fa il trequartista, qui in Italia il play basso».

PRIMAVERA E PRIMA SQUADRA – Sulla squadra da lui capitanata: «Siamo una buona squadra, un buon gruppo. Degli ottimi allenatori, Claudio Bellucci ed Enrico Chiesa. Il mister ci segue da vicino, con grande attenzione e tiene molto al gruppo. L’anno scorso – più di una volta – ci ha invitati tutti a mangiare la pizza e ha offerto lui». Ivan ha già avuto modo di allenarsi con i “grandi”: «Sì, è capitato. Anche qualche partitella infrasettimanale. Sono bellissime esperienze. Cerco di approfittare di quelle situazioni per imparare il più possibile dai professionisti». E su Mihajlovic: «Beh, incute un po’ di timore. No, non mi ha mai parlato. Ma perché avrebbe dovuto?».

NAZIONALE – In fondo, Ivan potrebbe rappresentare un punto di riferimento anche per la sua nazionale un giorno: «Ho fatto Under 17 e Under 19. E adesso ero tra le riserve dell’Under 21, quella che ha giocato i playoff europei contro l’Italia. Se si faceva male qualcuno, mi avrebbero chiamato. Non me l’aspettavo, è stata una grande sorpresa anche per me». Intanto però l’arbitraggio del play-off non è andato giù agli slovacchi: «Da noi ancora se ne parla della partita di Reggio Emilia, l’arbitro ha rovinato tutto, penalizzandoci ingiustamente. L’allenatore Galad è stato il mio tecnico dell’Under 19. So per certo che lui non è più riuscito a dormire dopo quella sconfitta assurda…».

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