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Inter-Sampdoria, Ulivieri: «Viviamo di incertezza. Serve l’impresa»
Il presidente dell’Assoallenatori Ulivieri fa il punto sulla ripresa della Serie A, su Inter-Sampdoria e sul momento del calcio italiano
Il presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri, in una lunga intervista a La Repubblica, fa il punto della situazione sul calcio italiano, su Inter-Sampdoria e la ripresa del campionato di Serie A.
SERIE A FEMMINILE – «Lo stop? Una brutta roba, una scelta che spero non venga pagata in un momento di grande espansione mediatica. Bastavano sei partite, si poteva trovare una soluzione, ma hanno detto no. È stato un errore grave. Speriamo che non si debba rimpiangere come movimento. Ripartono A, B e C, il femminile aspira al professionismo, era importante anche per questo e per le azzurre. Si è guardato più all’interesse particolare. Come associazione allenatori eravamo per ripartire senza tentennamenti».
CINQUE SOSTITUZIONI – «Nel calcio frenetico di oggi, con accelerazioni, fisicità e ritmi alti, i cambi sono importanti e indovinarli un gran pregio per un tecnico. I cinque cambi sono una necessità del momento, che avvantaggia le rose più ampie e qualificate, peraltro già davanti a tutte, in primis la Juventus. Possono servire a gestire le energie, si può chiedere di fare sessanta minuti a tavoletta al singolo giocatore, ma poi conta l’andamento della gara».
RICORDI – «Ho bei ricordi delle partite contro l’Inter. La prima segnò Mancini e poi Francis. Nel secondo tempo ci siamo chiusi in area per necessità, poi Trevor dribblò cinque avversari e fece gol. Andai quasi a scusarmi in sala stampa e fui criticato. Allora dissi scherzosamente che era tutta tattica e Francis, con uno schema provato in allenamento, aveva fatto gol. Fu ancora peggio, si sentirono presi in giro. Ai corsi per gli allenatori rievoco spesso questo episodio come esempio di comunicazione».
MANCINI – «Da grande, nella Lazio, si vedeva che poteva diventare allenatore. Si cambia e succede abbastanza spesso. Ho avuto Novellino e avrei escluso una sua carriera come mister, invece si è dimostrato bravissimo».
PROMOZIONE 1982 – «Ricordo bello per tutti: squadra, tifosi, presidente. Tre anni meravigliosi. Solo Bologna può essere paragonabile come esperienza, ma a Genova ero più giovane e Paolo Mantovani mi ha insegnato tanto».
INTER-SAMPDORIA – «Serve l’impresa, l’Inter ha già giocato e, sulla carta, dovrebbe essere più rodata. Bisogna vedere tante cose. Viviamo in piena incertezza. Sulla carta i valori tecnici dei nerazzurri sono superiori».
CALENDARIO – «Le partite ravvicinate ampliano alla lunga il divario, ma aumentano le incertezze sulla gara singola. Non si potrà mai dare nulla per scontato».
ULTIMA A MARASSI – «Mi ero incazzato con Cassano ed ero stato cacciato. Stavo perdendo ed ero stato espulso, non era un momento bello, ma tutto fu cancellato dall’applauso del pubblico. È un momento che porterò sempre con me. Avrei voluto abbracciare tutto lo stadio. È stata una delle tante soddisfazioni più belle da quando faccio questo mestiere».
TIFOSO – «Mi considero un sampdoriano particolare, sfegatato, ma non “anti genoano”. Il mio derby è rimasto San Miniato basso-San Miniato alto».