2013

In passato vicino alla Samp, Pettinari lascia il calcio: «Vi spiego perché»

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Il nome di Leonardo Pettinari è stato spesso legato alla Sampdoria. Nell’estate 2010, quando la Sampdoria, pensando al preliminare di Champions League e momentaneamente orfana di Guberti, cercava un esterno di qualità. Ma anche nell’estate 2011, quando invece i blucerchiati dovevano ricostruire tutto dopo la retrocessione. 

Cresciuto nel vivaio della Fiorentina e messosi in luce tra le fila del Cittadella, Leonardo Pettinari è stato poi acquistato dall’Atalanta, l’ultima squadra in cui ha militato prima di lasciare il calcio giocato. Il perché? All’ex esterno era stata diagnosticata la stessa malattia che affliggeva Piermario Morosini, una cardiomiopatia aritmogena: «Il primo campanello d’allarme l’avevo avuto nel giugno 2011 – racconta alla Gazzetta dello Sportpochi giorni dopo la vittoria del campionato di B con l’Atalanta. Mi sentivo inspiegabilmente stanco. In ospedale mi hanno trovato le onde T negative, e dopo una notte in osservazione la situazione si è normalizzata. Sono andato in ritiro e gli esami erano o posto. Poi, a novembre, in allenamento, ho avuto un attacco di tachicardia di venti secondi. E pochi mesi dopo, a Varese, tre in una settimana. Ero terrorizzato ma grazie al dottor Giulio Clerici non sono stati sottovalutati i sintomi. Il medico del club è stato fantastico, ha continuato ad aiutarmi anche quando sono andato via da Varese. Solo la risonanza magnetica ha evidenziato il problema e mi è stata sospesa l’idoneità».

Quindi il ricordo continua: «La mattina della sospensione ho informato subito mia moglie. Stava provando l’abito da sposa ed è scappata dal negozio in lacrime. E’ un fotogramma che mi resta impresso, nel momento più bello della nostra vita è arrivata la mazzata. Ma il matrimonio è stato una fortuna, mi ha aiutato a reagire, a considerare i valori della vita. Ho ripreso in mano la vita dai rapporti umani. Questo mi ha dato forza. Devo ringraziare una persona, in particolare: mio nonno Renzo. Il mio primo tifoso. E’ la persona che ha sofferto di più per me, ma voglio regalargli ancora tante gioie, anche se con un ruolo diverso nel calcio».

Pettinari parla di quanto il suo rapporto con Dio l’abbia aiutato nella diffocoltà: «Nell’ottobre 2011 sono andato a Medjugorje con Giusy, genitori e suoceri, Tiribocchi e sua moglie Gloria. Pochi mesi dopo mi è stato diagnosticato il problema al cuore e a me piace pensare che quella visita mi abbia aiutato. Nella sfortuna sono stato fortunato, ho potuto intervenire in tempo, Morosini no. Vedere Piermario morire in campo è stato un colpo tremendo. Era dell’86 come me, lui aveva fatto la trafila nel vivaio dell’Atalanta e io nella Fiorentina, da ragazzini siamo stati avversari. La sua storia è simile alla mia. In più, quando ha avuto il malore sapevo già dei miei problemi. Dopo la morte di Piermario altri giocatori sono stati fermati. Forse è un caso, ma per me la sua morte ha costretto tutti a essere più rigorosi nei controlli».

Per il futuro Pettinari, che ha rescisso nel gennaio 2013 il contratto con l’Atalanta, ha le idee chiare: «Mi vedo ancora nel calcio, non riesco a stare senza, ma per ora non posso neppure azzardare una partitella con gli amici, ho paura. Non so che cosa farò adesso. Ho il patentino Uefa B e a breve mi iscriverò al corso di secondo livello. Vorrei cominciare dai bambini o come secondo. Intanto, guardo in tv 30-40 partite a settimana, amo il calcio estero, sono un estimatore del Barcellona, so tutto di tutti i campionati, adoro parlare di calcio, prenderei in considerazione anche l’ipotesi di fare il commentatore in tv».

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