2013
Il pagellone di SN24 – Sergio Romero
Quella che doveva essere la stagione della svolta, si è rivelata invece la stagione della conferma dei dubbi e delle perplessità che dall’anno scorso aleggiavano attorno al portierone albiceleste. Portiere dotato di un buon piede, come la maggior parte dei suoi colleghi sudamericani, abile tra i pali e senza la minima paura di uscire quando necessario. Che però, quando l’avversario non gli solletica la fantasia, affronta le partite con una certa superficialità.
Il dramma dell’essere l’ultimo uomo, solo, a proteggere la porta della propria squadra, è quello di venire ricordato più spesso per gli errori, che per le prodezze: come un attaccante viene ricordato per le reti segnate, nella mente del tifoso rimangono spesso e volentieri più impresse le papere e i gol subiti quando si pensa all’estremo difensore. E di papere “Chiquì” Romero ne ha fatte di diverse: la rete di Di Michele nel girone di andata con il Chievo, l’insensata uscita su Biabiany contro il Parma, il rinvio sui piedi di Muriel contro l’Udinese, lo svogliato tentativo di parata sul tiro-cross di Matuzalem… Già solo senza questi 4 errori, tra i più eclatanti, la Sampdoria avrebbe conquistato 4-5 punti in più, non avrebbe conquistato la salvezza matematica contro il Catania e magari avrebbe potuto giocare con la testa libera già da prima.
Ma Romero non è stato solo papere, errori e leggerezza: nella gara di andata, come in quella di ritorno, ha difeso la porta con le unghie e con i denti contro gli assalti finali del Milan, guidati da Robinho e Boateng. Per non parlare dell’epica vittoria contro la Juve in inferiorità numerica. Ha impedito più volte che il Bologna arrivasse al raddoppio nel secondo tempo della gara, ed è arrivato a 290′ di imbattibilità inanellando prestazioni più che positive contro Napoli, Chievo e Parma.
Un grande contro le grandi, ma quando l’avversario non lo esalta scende in campo apparentemente svogliato e predisposto all’errore. Campionato a due facce il suo: voto 6.