2015

Il pagellone di SN24 – Matías Silvestre

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Il 29 agosto dello scorso anno sbarcò a Genova Matías Silvestre. Un giocatore che col passare degli anni stava pian piano diventando una vera e propria chimera del calciomercato doriano: studiato e cercato in ogni sessione, senza mai riuscire a trasportarlo sotto la Lanterna. Anno dopo anno, però, durante i ripetuti tentativi blucerchiati, aumentavano le incertezze attorno difensore argentino. La frase «Tornasse a giocare come ai tempi del Catania» fu pronunciata un’infinità di volte da entrambe le metà di Milano, nerazzurra prima e rossonera poi. Due tifoserie che videro il peggior Silvestre della sua carriera: 24 presenze in appena due stagioni e lo smarrimento definitivo della sua abilità sottoporta. 

Alla Samp toccava, dunque, rivitalizzare il tonico ex Boca che di fronte agli imminenti trent’anni non poteva più permettersi campionati in ombra. Il tentativo di sopperire alla partenza di Shkodran Mustafi con l’acquisto di due calciatori, Silvestre e Romagnoli, coperti di domande dovute all’età o alla condizione, fecero storcere il naso alla maggior parte dei blucerchiati, me compreso. Ad aver ragione fu, invece, la società che vide in due azzardi vere e proprie conferme. In appena due mesi questi neo-blucerchiati relegarono la bandiera blucerchiata Daniele Gastaldello alla panchina, portandolo poi nel mercato di riparazione alla dolorosa separazione dai colori blucerchiati indossati per ben 8 anni. 

La crescita di Matías non fu graduale, infatti il suo impatto nella retroguardia della Samp fu immediato e clamoroso. Le sontuose prestazioni dell’ex milanista esaltarono così tanto l’ambiente da portare la dirigenza a valutare l’acquisto a termine campionato già nel mese d’ottobre. Le partite disputate dal protagonista di questa pagella lo vedono ottenere nella prima parte della Serie A gli apprezzamenti dell’ambiente, la sicurezza di Viviano, con Silvestre in campo riscuote la maggior parte delle reti inviolate, e l’avvicinamento alla prima convocazione Albiceleste. Un periodo di sbandamento, però, il numero 26 blucerchiato l’ha avuto. Non tutta l’annata fu sugli stessi livelli, infatti al ritorno sul terreno da gioco dopo l’infortunio che l’ha visto lavorare a parte nei primissimi giorni del 2015, il pupillo dell’ex Sinisa Mihajlovic fornì una delle poche brutte prestazioni genovesi. Nella gara interna contro la sua ex squadra palermitana, il rientrante classe ’84 sembrò tornare per 90 minuti quello di San Siro. Confuso dietro, alle prese con un Dybala incontenibile, e impreciso davanti, sbagliando una clamorosa occasione da gol. 

Lo smarrimento invernale durò, fortunamente, quanto la neve. Il ragazzo tornò presto il colosso della retroguardia, spradroneggiando contro il Milan e raggiungendo l’apice della forma nel trionfante pomeriggio al Friuli. A metà maggio la Samp passeggiò sull’Udinese in una gara dove trovarono la rete anche giocatori senza il vizio del gol come Duncan e Acquah, ma un passivo così ampio fu senz’altro merito dell’italo-argentino. Davanti al festeggiante Massimo Ferrero, Silvestre consolidò ufficialmente la sua importanza all’interno dell’undici blucerchiato, non concedendo mezzo metro alla squadra di Stramaccioni che, per l’appunto, trovò il gol della bandiera solamente su calcio di rigore. Una performance che alza e stabilizza attorno al la sua prima, e possibile ultima, stagione sampdoriana. Da anni non si vedevano sul manto del Ferraris così tanti stop decisivi, recuperi, impostazioni e padronanza di testa; la stessa che auguriamo abbia Walter Zenga nel convincere l’ormai pilastro difensivo a girare spesso per l’Europa nella stagione prossima stagione.

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