Il pagellone di SN24 – Gianluca Sansone

Alcuni giocatori nascono con un’etichetta pesante e indelebile. È più forte dei numeri, dei goal, delle belle giocate: è un macigno fatto di pregiudizi, percezioni errate o chissà che altro. Ne conosco tanti di giocatori così, in una parola: sottovalutati. Per esempio quel Fabio Quagliarella che più volte è stato accostato a un ritorno alla Sampdoria, ma che ha doti tali da poter giocare in tutt’altri palcoscenici. Ma a Genova uno del genere ce l’abbiamo già: non ha segnato un cucchiaio ai Mondiali, nè ha segnato da centrocampo, però, a modo suo, è comunque un giocatore decisamente silenzioso. 

Con tutto quello che si è detto in questa stagione, rischia di passare inosservato il fatto che Gianluca Sansone abbia segnato 4 goal, uno ogni 309 minuti, colpendo più di un palo (alcuni davvero clamorosi, vedi Napoli) e servendo un assist. Nella gestione-Rossi, infortunio a parte, pur non venendo mai considerato un titolare riesce a diventare un autentico dodicesimo uomo, entrando più volte a partita in corso. L’infortunio di Eder dà a Sansone tre grandi chance da titolare: Roma, Milan e Torino. Contro i granata sblocca la partita e da seconda punta gioca molto bene. 

Con Mihajlovic, Sansone da seconda punta diventa un esterno d’attacco, che all’occorrenza può fare pure il trequartista. I primi tempi però sono difficili, col serbo bisogna correre, il tocco di palla e il dribbling non bastano per giocare in attacco. Sansone fa fatica, addirittura dal derby vinto col Genoa alla rocambolesca vittoria contro il Livorno non vede mai il campo e siede in panchina per sei match di fila. Viene riesumato contro l’Atalanta, nel match successivo segna col Verona, poi anche al Sassuolo. Gioca tutte le ultime partite e la sensazione è che Mihajlovic si sia finalmente convinto del suo valore. Chissà se l’anno prossimo potrà mostrarlo con un minimo di continuità in più.