2014

Il pagellone di SN24 – Bartosz Salamon

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Al suo arrivo, a Genova non hanno certo stappato bottiglie di champagne, anzi. Bartosz Salamon è sbarcato all’ombra della Lanterna nell’ambito della più discusse delle operazioni estive blucerchiate: quella che ha sancito il passaggio al Milan di Andrea Poli. Dopo non aver mai giocato in maglia rossonera da quando, a fine gennaio, fu prelevato dal club che l’ha reso famoso, il Brescia, Salamon arriva alla Sampdoria in comproprietà insieme a un conguaglio di 1,25 mln. 

Nasce centrocampista centrale, l’imponente struttura fisica (è alto 1,94 cm) ha suggerito a Calori (che allora lo allenava al Brescia) di impiegarlo da difensore centrale, dove non gioca affatto male. A Bardonecchia stringe subito amicizia con l’altro polacco, Wszolek e, spesso e volentieri, svolge sessioni di allenamento supplementari con i preparatori dell’allora mister Delio Rossi: segno che la condizione fisica non fosse particolarmente brillante. E infatti Salamon il campo non lo vede per un po’, esattamente per tutta la gestione Rossi. Nemmeno con Mihajlovic, che invece concede spazio a un altro ’emarginato’, Fornasier, le cose cambiano inizialmente: in campionato solo panchina.

La prima presenza arriva in Coppa Italia, nel match dell’eliminazione contro la Roma: Salamon gioca novanta minuti da difensore centrale e si impegna egregiamente, mostrando una più che discreta abilità tecnica e una fisicità davvero impressionante. Mihajlovic gli concederà dieci minuti in campionato nella passerella contro l’Hellas Verona e il posto da titolare nella debacle di Catania. In quest’ultima occasione, Salamon viene sostituito al 66′ e non gioca affatto bene, da centrocampista centrale dimostra lentezza eccessiva e irrisoria reattività.

In definitiva, qualche tratto positivo si è intravisto: il prestito appare un opzione decisamente percorribile. Da difensore centrale può sicuramente diventare un buon elemento. 

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