2013

Il derby “mediatico”: tra cuore, battaglia e razionalità

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Il derby della Lanterna è la partita che i tifosi di Genoa e Sampdoria giocano 365 giorni l’anno e non lo solo nelle due occasioni in cui il calendario segna il confronto tutto genovese. Lo sfottò è il sale della stracittadina che si gioca dalle parti del mar Ligure. E gli allenatori come la vivranno? In maniera distaccata come farebbe un vero professionista o da tifosi aggiunti? Per cercare di capire come si vive la partita più importante di Genova dalla panchina abbiamo deciso di fare una carrellata nel recente passato sul derby dal punto di vista mediatico

23 settembre 2007: Sampdoria-Genoa torna in scena nel teatro del Ferraris dopo quattro anni e mezzo di assenza dal cartellone stagionale. Troppo tempo è passato anche dall’ultimo confronto in Serie A, che risaliva 1995 (vittoria rossoblu). Con il grifone appena tornato tra i grandi del calcio e con il Doria a spasso per l’europa, pronti via, si gioca già alla quarta giornata. Per Walter Mazzarri è la prima assoluta. E l’emozione non può che farsi sentire: «Sono arrivato a Bogliasco alle 11 e sono stato subito assalito dai tifosi che erano già tutti qui al campo. Il mio ruolo mi impone di frenare le emozioni, ma onestamente è impossibile: siamo fatti di carne e ossa anche noi, e l’attesa la senti, la palpi, è uno stimolo forte. Dico questo: non vedo l’ora di essere in campo, che inizi questa partita». Al ritorno, è sempre un head ho head Mazzarri-Gasperini. Questa volta, però, l’incontro non è fissato domenica sul campo ma il venerdì nella pancia del Ferraris, davanti alla stampa, per una conferenza a braccetto (esperimento che poi non è stato ripetuto). Molto abbottonato nelle dichiarazioni l’attuale mister del Napoli: «Da quando alleno ho sempre cercato le sfide, anche stavolta è così. La rivalità che c’è qui a Genova è un’ulteriore motivazione per me e per la squadra, ma ci sarebbe stata ugualmente una grande voglia di far bene. Credo quindi che l’obiettivo sia migliorarci sempre, nient’altro».

Qualche mese più tardi, stagione 2008/2009, Stessa storia, stesso posto, stesso bar. I due condottieri sono sempre ben saldi sul ponte di comando. E Mazzarri, nella conferenza stampa del confronto d’andata, ci da le istruzioni per l’uso. Come si gioca un Derby? «E’ una sfida che dà carica da sola, senza doverci lavorare su: sta a me vigilare affinché questa pressione e questa voglia di spaccare il mondo siano messe al servizio del gioco… Vi ricordate quando dicevo che vorrei veder scoppiare il pallone ad ogni contrasto? Ecco, vale sempre. Pur ricordandosi che si tratta di una partita di calcio, non di un incontro di pugilato: ci sono delle regole, un pallone da giocare come si deve, servono lucidità e attenzione. Niente frenesia. Voglio una squadra pronta dal punto di vista fisico, mentale e temperamentale». Vinse il Genoa con gol di Milito ed il tecnico di San Vincenzo decise di chiudersi nel silenzio nei sette giorni prima del return match. Peccato che non bastò per evitare il tracollo per 3-1.

Non è andata meglio (3-0 Genoa) nella prima stracittadina targata Gigi Delneri (da allenatore). Il friulano, infatti, non solo giocò il derby da calciatore ma segnò anche uno strepitoso gol direttamente su calcio d’angolo nel 1980: «Un episodio che mi ha facilitato quest’estate quando sono tornato a Genova da allenatore. Senza dubbio preparare un derby da giocatore è diverso: pensi a dare il massimo di te stesso in campo e possibilmente a vincere la gara. Da allenatore cerchi di trasmettere i giusti stimoli ai ragazzi, senza però caricarli eccessivamente di pressione. Questo può avvenire durante l’allenamento, ma anche sotto il proflio dialettico». Esempio di pacatezza ed equilibro, Delneri aveva già pronta la ricetta per arrivare al quarto posto e strappare al Palermo i preliminari di Champions League. La svelò a tutti il venerdì prima del derby vinto 1-0 con gol di Cassano: «Ogni partita ha storia a sé, lo sappiamo. Ma quella di domenica sera sarà una finale particolare, dalla doppia faccia. Primo perché ci permetterebbe di far contenti il nostro ambiente e i nostri tifosi e, nel contempo, perché potremmo mettere una bella pietra per raggiungere un risultato fantastico. Ecco perché sarà una doppia finale».

Nello sfortunato 2010/2011 Di Carlo e Cavasin si chiudono nel silenzio prima di incontrare Ballardini, due vittorie su due per lo sfidante di Delio Rossi tra sette giorni. Non bastano nè uno slittamento per neve nè un ritiro a Novi Ligure a salvare la Samp dall’incubo genoano e dalla caduta negli inferi del calcio. Intanto c’è di nuovo da aspettare. Poi tocca a Ferrara raccogliere l’eredità di Cavasin e prendere in mano il timone dei blucerchiati nel derby della Lanterna, che ha caricato così i suoi ragazzi: «L‘atteggiamento sarà battagliero. In termini sportivi, domani andiamo in guerra e li voglio tutti con l’elmetto e la corazza». Elmetto in testa e corazza sul petto finalmente furono sufficienti per avere la meglio sugli uomini di Delneri.

Ed ora tocca a Delio Rossi, la prima volta. Sceglierà la lucidità di Mazzarri, si affiderà all’esperienza come Delneri oppure metterà l’elmetto ai suoi giocatori proprio come fede Ferrara? Lo scopriremo solo vivendo…

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