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Il commento tecnico: Settembre nero

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Un’altra sconfitta, questa volta dai contorni decisamente più cupi. Contro il Cagliari di Rastelli la prestazione non è stata delle migliori e poco importa che il punto perso sia arrivato per un infortunio di Viviano, evitabile ma da non condannare in maniera assoluta, altrimenti mi viene da pensare che abbiate la memoria corta riguardo il numero 2 blucerchiato. La Sampdoria ha giocato un primo tempo troppo discontinuo a livello di sviluppo delle idee di calcio che siamo soliti apprezzare. Il Cagliari ha pressato molto nel primo quarto d’ora e ha tolto ai blucerchiati il gioco a metà campo, organizzato troppo lentamente da un Cigarini ancora in fase di rodaggio fisico. Male, malissimo il gioco sulle fasce di difesa. Regini, decisamente meglio da centrale nelle prime uscite (il che è tutto un dire), ha praticamente sbagliato concettualmente ogni pallone sia in fase difensiva che, soprattutto, in quella di costruzione dove sono mancate convinzione e qualità. Per quanto riguarda Pedro Pereira, invece, sono obbligato a ripetere quanto detto in occasione della sfida del Dall’Ara: difensivamente (sia fisicamente che tatticamente) non è ancora pronto per la serie A. 

Nella prima frazione, dopo il quindicesimo, il Doria ha anche fatto vedere a sprazzi qualche spunto interessante con Muriel, Praet e Alvarez. Troppo poco, onestamente. L’inserimento del belga come mezzala, personalmente, non mi è dispiaciuto e il famoso filtro di cui parlava Giampaolo è mancato, soprattutto, per l’assenza di Torreira che, probabilmente, aveva bisogno di rifiatare dopo la gara di Bologna. Dove la Sampdoria ha deluso è, secondo me, nell’atteggiamento del primo tempo: troppo leggeri, mosci e senza attributi. Mi aspettavo tutt’altro piglio dopo le tre sconfitte consecutive. Evidentemente questa Samp non ha ancora le palle, caratterialmente parlando, per fare il salto di qualità che serve per diventare squadra vera.

Nella ripresa le cose non sono migliorate molto, anche se il Cagliari non si è più reso pericoloso e questo è sicuramente anche merito dei ragazzi di Giampaolo. Lo spirito di squadra si è visto nel finale, sia nella ricerca del primo gol che in quella disperata del secondo. Delle idee tecnico-tattiche del mister, però, non c’è stata traccia per tutti i novanta minuti e il modulo insensato del finale ne è una prova concreta. Non avere un’alternativa credibile all’idea di base non è mai un bel segnale. Talento offensivo ce n’è, non lo metto in dubbio. Quella che è mancata ieri è la scintilla negli occhi dei giocatori. Quel fuoco che si è visto nelle prime quattro partite di campionato e che, dalla trasferta di Bologna, sembra essersi pericolosamente affievolito. I pericoli e le insidie della bassa classifica sono dietro l’angolo e per reagire servirà tutt’altro spirito, a partire dalla gara di domenica col Palermo. 

 

E’ stato un settembre nero, pieno zeppo di rimpianti e delusioni. Invertire la tendenza subito, a tutti i costi, deve essere l’imperativo categorico per spingersi oltre i propri limiti attuali. 

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