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Il commento tecnico: Senza orgoglio, senza cuore, senza niente
Dal Vojvodina al Genoa. Le parole per descrivere la prestazione della Sampdoria nel Derby della Lanterna di ieri sono poche, pochissime. Tattica, tecnica, supremazia cittadina, sorpasso. Tutte cose naufragate ancora prima che si potesse dichiarare iniziata la contesa. Troppo superiore il Genoa, troppo imbarazzante la Sampdoria che, in una settimana, ha toccato il fondo del barile provocando un tonfo roboante.
È salvezza matematica e, si, poteva finire molto peggio di così. Per il tifoso sampdoriano nemmeno in una giornata che sancisce il raggiungimento dell’obiettivo minimo stagionale è possibile gioire. Contro il Genoa è stato un massacro senza la minima reazione, nemmeno un sussulto d’orgoglio. Perché, come ha dimostrato l’andata, i rossoblu sono nettamente più bravi e capaci a reagire, anche sotto di tre reti senza averci mai capito nulla fino a quel momento.
Ieri non è funzionato praticamente nulla a livello tattico. Approssimativi nella fase difensiva con un Pavoletti strepitoso nel mandare in tilt qualsiasi spaziatura (o quello che più ci assomigliava) con semplici movimenti a pendolo, fatti però con decisione e cattiveria agonistica. Sulle fasce laterali un continuo affanno, soprattutto nel lato di Dodò, difensivamente inadeguato (non da ieri, sia chiaro). Il primo gol è sembrato persino ridicolo nel modo in cui è arrivato (tutti ai tre all’ora i blucerchiati), nella passività innaturale con cui si è tentato di impedirlo. Ma che approccio alla partita senza senso hanno avuto i ragazzi di Montella? Come si fa a partire così scarichi e poco convinti in una partita di questo fascino? Certo, non sarà stato il Derby più importante degli ultimi dieci anni ma è pur sempre un Derby. Un tifoso “ammazzerebbe” pur di giocarne uno sul campo. Tornando alla questione tattica da centrocampo in su le cose sono state perfino peggio del reparto difensivo. A centrocampo era, francamente, prevedibile con un Palombo (onore a lui, comunque) scongelato dopo mesi, Fernando in condizioni precarie e Soriano, già con la testa in vacanza. Nessuna traccia di lotta, rabbia e fame di vittoria. Davanti il migliore è stato Cassano, non al top della forma ma, almeno, volenteroso, il che in una giornata come questa è sembrato già tanto. Zero foga agonistica, zero intensità, zero rapidità di esecuzione. I rossoblu hanno dominato su ogni pallone andando semplicemente al doppio della velocità. E’ vero, come ha detto Gasperini, che il gol a freddo ha aiutato i suoi ragazzi. Altrettanto vero, come ha detto Montella, che il Genoa è stato molto cinico (l’opposto della Lazio di qualche settimana fa) e ha impedito ogni inversione di tendenza per quanto riguarda l’inerzia della gara. La Sampdoria, comunque, non ci ha messo nulla, o quasi.
Difficile analizzare una gara come questa senza scadere nei soliti estremismi che lasciano il tempo che trovano, concettualizzati a mente fredda. E’, francamente, inadeguato che a farlo sia stato il direttore sportivo Osti, quasi allontanando la società dalle colpe di una stagione fallimentare tale, se non soprattutto, per demerito della stessa. Le responsabilità di un campionato così negativo sono di tutti e partono dalla scelta folle di un tecnico dagli Emirati Arabi, passando per le campagne acquisti imbarazzanti e per tutte le dinamiche che hanno permesso che tutto questo avvenisse. E’ scandaloso che il quinto club italiano per abbonamenti venduti debba far passare ai suoi tifosi stagioni da incubo come questa. Non c’è tattica che tenga, non c’è individualismo che prevalga. Qui mancano i contenuti e la prospettiva, eccolo il vero problema.