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Il commento tecnico: Quando il possesso palla non conta nulla

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Una sconfitta pesantissima quella casalinga subita dalla Sampdoria contro il Chievo Verona di Rolando Maran. Ieri ha vinto la migliore organizzazione di gioco, punto. La squadra veronese ha gestito alla perfezione tutte le fasi della gara, senza strafare e ben consapevole dei propri limiti strutturali e tecnici. Non sono un grande fan dell’espressione “il Chievo fa giocare male i suoi avversari” o, perlomeno, ritengo che questo concetto non sia del tutto completo. La squadra del presidente Campedelli viene sempre costruita con grande senso tattico per proporre un gioco organizzato, coerente e sempre predisposto alla solidità difensiva prima di tutto. Anche ieri Maran ha messo in campo una squadra in grado di coprire benissimo il campo e di aggredire con equilibrio tutte le crepe (molte) del gioco avversario. Montella in conferenza stampa ha detto una cosa giustissima quando, riferendosi al Chievo, ha parlato di squadra costruita e concepita con logica, esaltando il fatto che essa sia una delle poche nel campionato a presentare queste caratteristiche. Ma io mi domando: ma è così difficile acquistare giocatori funzionali alla propria idea di calcio e mettere in campo ogni domenica una formazione ostica, organizzata e concettualmente coerente con le proprie caratteristiche? Vero il fatto che, riferendosi alla Sampdoria, il cambio di allenatore abbia penalizzato tutte queste dinamiche. Altrettanto vero è, però, che anche ieri si è palesata in maniera evidente la differenza fra una squadra con le idee chiare, anzi chiarissime, e una che sta ancora cercando se stessa in maniera definita. La domanda sorge spontanea: quanto tempo ci vorrà per competere senza costante affanno nella serie A italiana?

 

Sia nel primo che nel secondo tempo la Sampdoria ha gestito il possesso palla per la maggior parte del tempo, sfoderando un roboante 65% contro 35% nei confronti degli avversari. Quello che si è notato, almeno secondo la mia personalissima opinione, è che ogni qual volta veniva perso un pallone, in una qualsiasi zona del campo, il Chievo ha potuto attaccare pericolosamente dopo appena due o tre passaggi. Questo significa che i movimenti senza palla dei blucerchiati sono difensivamente sbagliati nel loro sviluppo. A centrocampo, soprattutto, il solo Fernando non è riuscito quasi mai a trovare il ritmo giusto per imporsi a livello tecnico. Se spostiamo l’attenzione su Alvarez e Soriano, invece, troviamo due calciatori che ieri hanno partecipato si e no alla battaglia sportiva. L’involuzione di Soriano in termini squisitamente agonistici è molto preoccupante. Da tempo non vedevo un capitano così poco intenso nei momenti caldi con la maglia blucerchiata. I giocatori offensivi hanno tutti fornito una prestazione sottotono non riuscendosi mai a togliere dalle marcature strette della fase difensiva del Chievo, sempre attenta nella chiusura degli spazi e nelle ripartenze. Mi ha colpito molto in positivo la scelta di Maran di giocare con il solo Meggiorini davanti, coadiuvato dalla presenza di Pepe, Birsa e Castro. L’ex giocatore di Milan e Genoa, soprattutto, ha fatto un lavoro di pressione ottimo su Fernando, unico vero fulcro di gioco nella linea mediana (un pò poco per mettere in difficoltà una squadra come il Chievo e un mister preparato come Maran). Il lavoro sulle fasce è venuto bene a tratti solo a destra con un De Silvestri propositivo in fase offensiva che, nonostante i suoi limiti tecnici, è stato il giocatore più pericoloso dei blucerchiati. Male a sinistra Dodò, mai pericoloso e decisivo nel mismatch (accoppiamento difensivo che favorisce nettamente, sulla carta, il giocatore più forte tecnicamente e fisicamente, in questo caso il brasiliano) contro Cacciatore. Abbiamo detto del possesso palla, elemento totalmente non incidente all’interno della gara, ora tocca parlare di fase difensiva. I problemi della Sampdoria e di Montella, che ancora deve lavorare molto come allenatore su questo aspetto, ieri si sono esplicitati nella difficoltà enorme dei difensori nel gestire i palloni aerei. Ogni qual volta c’è stato un pallone in area, da corner o da cross, la Sampdoria è andata in totale confusione. Questo è paradossale vista la fisicità e le caratteristiche tecniche dei centrali doriani. Non è bastato, dunque, l’inserimento di Silvestre nei tre di difesa per sistemare questo aspetto. L’argentino non ha fatto la differenza se non, in negativo, in occasione del gol di Meggiorini, perso completamente per gettarsi sulla ricerca aerea del pallone, bucata miseramente

Se parliamo di fase difensiva, però, non dobbiamo focalizzarci solo sui tre giocatori dietro ma sul lavoro corale della squadra dal giocatore più offensivo fino al portiere, ieri decisivo e concentratissimo. Il vero problema della Samp, anche ieri, si è palesato a metà campo dove il Chievo ha dominato non nella gestione del pallone ma nell’occupazione degli spazi. Il Doria ha girato palla in maniera lenta e prevedibile e i veronesi, schermando preventivamente la difesa con la pressione su Fernando, hanno avuto gioco facile nel capire dove il pallone sarebbe finito, muovendosi con grande attenzione ma con relativa facilità vista la deficitaria circolazione di palla, se ne facciamo un discorso di produzione di gioco. Gli uno contro uno, vero elemento spartiacque per il gioco della Samp visti i giocatori di qualità presenti in campo, non hanno funzionato un granchè. Bravi i difensori e centrocampisti del Chievo a mandare i blucerchiati in zone del campo non pericolose e a chiudere bene la profondità. 

 

Ieri è stata la chiara dimostrazione di come una organizzazione di gioco chiara ed equilibrata, non fenomenale a livello tecnico ne a livello di spettacolarità, sia determinante nella sua capacità di esprimere al meglio le qualità dei singoli. Perchè se ne facciamo un discorso puramente individuale la Sampdoria non dovrebbe mai e poi mai avere così pochi punti ne tantomento essere ancora invischiata nella lotta salvezza. Il fatto è che il calcio non si fa a tavolino e nemmeno a livello epidermico, emotivo. Ieri il possesso palla della Sampdoria, seppur netto e marcato, non ha permesso un controllo totale della partita, anzi. Sicuramente il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto ma non è questo il punto e non lo è nemmeno il distacco ridotto dalle terzultime. A questa squadra manca organizzazione difensiva e capacità di restare all’interno del mood della partita nei momenti più difficili. Se basterà a salvarsi (credo di si) o meno lo scopriremo presto. Quello che è certo è che questa squadra dovrebbe, per quello che è il valore della rosa, essere già salva e giocare decisamente meglio. Non c’è empatia con la tifoseria e questo certamente non succede per colpa dei tifosi. Indipendentemente da come finirà questa sarà una stagione fallimentare, sotto diversi punti di vista, e questa consapevolezza è senza dubbio la cosa più triste che è emersa ieri. Non è questa sconfitta a far cambiare prospettiva rispetto agli ultimi risulati positivi, sia chiaro, ma la chiarezza con cui si è manifestato il naufragio del progetto (?) tecnico di quest’anno. Desolante.

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