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2015

Il commento tecnico: In ritardo di un tempo

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Apatica, noiosa e terribilmente rinunciataria. Sono gli aggettivi più adatti a focalizzare il primo tempo della Sampdoria all’Olimpico di Torino. Merito sicuramente anche degli uomini di Ventura, bravissimi a coprire il campo e ad attaccare con pazienza e senso le falle del sistema di gioco blucerchiato. Ecco, il sistema di gioco adottato nella prima frazione, quantomai simile a un catenaccio con scarsa intensità (perchè se fatto bene può anche protere i suoi frutti), è senza dubbio l’argomento più negativo del pomeriggio.

Il Torino ha attaccato con ordine un 4-5-1 bruttissimo, senza alcun tipo di senso logico, visto il potenziale offensivo in mano a mister Zenga. Tutti dietro la linea della palla ad aspettare le folate del Torino, bravo ad attaccare sulle fasce, soprattutto a sinistra dove la Sampdoria presenta il suo punto debole da ormai troppe partite. Non è certo solo colpa di Regini, stavolta risparmiato dal virus fatale della serata di Europa League, se il Doria ha fatto cose inguardabili a livello difensivo. Certo è che Vasco sta, purtroppo, dimostrando tutte le sue carenze difensive di domenica in domenica. Come si fa ad affrontare Bruno Peres uscendo forte quando il brasiliano poteva attaccare la profondità e lasciarlo giocare, o crossare, quando invece doveva essere aggredito (perchè gli spazi erano stretti e difficilmente penetrabili con la velocità)? Inutile parlare di Regini nella conferenza stampa augurandosi per lui una grande prestazione. Gli auguri e gli attestati di stima non bastano. Qui la mano, evidentemente, ce la deve mettere lo staff tecnico (fatelo lavorare nello specifico sul suo posizionamento difensivo e se, dopo settimane non riesce, allora vuol dire che non può giocare certi tipi di partite contro certi tipi di avversari). La cosa più grave, escluso il giudizio singolo su Regini che, ripeto, non è il colpevole della sconfitta, è stato l’atteggiamento tattico che la Samp ha tenuto nel primo tempo, non rischiando nella maniera più assoluta qualsiasi tipo di anticipo o un cambio di ritmo e di passo nella fase offensiva.

C’è stato addirittura un momento, poco dopo il 2-0, in cui la Samp si presentava ancora dietro la linea della palla, ad aspettare le mosse di un grande Torino. La cosa che più ha destato stupore, a mio avviso, è stata la reazione della ripresa che attesta due cose: la prima è che dal punto di vista fisico la squadra, evidentemente, c’è. La seconda cosa è che il semplice spostamento del baricentro in avanti ha, perlomeno, aperto la partita dal punto di vista della conduzione del gioco. Questo significa che l’atteggiamento apatico e passivo del primo tempo è stato pensato, per certi versi, come parziale piano partita (davvero durante la settimana si è preparato il Torino con questo schieramento e questa idea di gioco?). Perchè non cambiare subito dopo il primo svantaggio il posizionamento dei giocatori in campo? Questo “non gioco” attendista è molto preoccupante, non perchè stavolta è arrivata la sconfitta, ma perchè è un atteggiamento recidivo: il primo tempo di Napoli e gran parte della gara contro il Bologna lo attestano. Vero che ci sono i grandi meriti dell’avversario: concetto sicuramente condivisibile. Ciò non toglie che alcune mosse tattiche siano quantomento discutibili. Ivan esterno di centrocampo e Soriano ripetutamente spostato a destra e a sinistra non danno imprevedibilità alla Samp ma la penalizzano il più delle volte. La distanza delle punte dalla porta può essere un aspetto positivo solo se il piano tattico prevede una transizione offensiva veloce e un recupero palla in zone più avanzate del campo, non al limite dell’area. 

Stare qui a parlare del buon secondo tempo può essere utile e non esserlo. Il Torino, meritatamente in vantaggio di due gol, ha, secondo me, gestito le energie. La Samp, d’altro canto, è cresciuta e ha fatto quello che avrebbe dovuto fare nel primo tempo: giocarsela. Certo, un gol avrebbe cambiato la partita ma l’avrebbe cambiata anche una rete subita in meno. Quando regali un tempo nel campionato italiano ne paghi sempre, o quasi, le conseguenze. Il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto è una filosofia troppo radicale quando si analizza una partita. Quello che è certo è che il piano partita deve essere più concreto e intelligente, o almeno condiviso dai calciatori. A mio avviso ieri la gara non è stata preparata con grande profondità poichè, considerata la forza dell’avversario, i suoi punti di forza e i suoi punti deboli, l’atteggiameno tattico del Doria è stato completamente sbagliato. A Napoli ci aveva pensato Eder ma ieri quel colpo di coda non c’è stato. Il calcio è un gioco di squadra, per fortuna aggiungo, e la partita si deve preparare meglio tutta la settimana. Un Bruno Peres che distrugge Regini, concedere al Toro le sovrapposizioni degli esterni, l’attacco della porta senza pressione abbinato a una brutta copertura del campo non si possono e non si devono permettere così facilmente. Poi l’avversario può essere più bravo, nessun dubbio su questo, ma non bisogna commettere errori di valutazione così grossi quando si prepara un piano partita. Alla fine andare su WyScout, probabilmente, non è bastato. 

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