Archivio
I campioni del 91 oggi: Dall’Igna, Mignani, Katanec e Mychajlychenko
Tra gli storici firmatari dello scudetto del ’91 alcuni mancati protagonisti non hanno ricevuto le attenzioni che si aspettavano dai tifosi blucerchiati, vuoi per la sorprendente presenza dei pilastri vuoi per le prestazioni poco convincenti che hanno offerto. Questi, tuttavia, hanno saputo impreziosire l’esperienza acquisita negli anni per proseguire nella carriera di allenatore.
Partiamo dal genovese Michele Mignani, il quale ha esordito in Serie A nella partita contro il Lecce, persa per 1-0, ma ha potuto comunque festeggiare la vittoria del titolo nazionale coi blucerchiati. Da lì in poi inizia a girovagare per l’Italia vestendo le maglie di SPAL e Siena, grazie alle quali entra nel gruppo dell’Under 21 e trionfa doppiamente nel campionato di C1, oltre ad aggiungere una Supercoppa di lega al suo palmarés. Attualmente Mignani allena l’Olbia in Serie D, dopo aver preso il posto dell’esonerato Biagioni l’8 gennaio 2016. I primi passi sulla panchina, però, li ha mossi proprio a Siena guidando gli Allievi Nazionali e la Primavera, per poi perfezionarsi a Latina nelle vesti di collaboratore tecnico.
Sicuramente le emozioni vissute a Genova non passeranno neppure dalla mente di Giovanni Dall’Igna, all’epoca diciottenne e poco considerato. Tornato nel ’93, ha alzato la Coppa Italia con la divisa blucerchiata e sostenuto buone annate con la Cremonese in Serie A, passando poi per Bologna, Spezia e di nuovo a Cremona. Sul finire della carriera di calciatore, dopo dunque Varese, Tritium, Castellana e Romanese, ha accentuato le proprie doti che poi ha tentato di mettere in mostra alla guida della Juniores del Fidenza.
Anche Oleksij Mychajlychenko non può dire di aver passato mesi sereni al Doria. Spesso escluso dalle gerarchie di Boskov, il giocatore sovietico non ha mai negato di sentire la mancanza della famiglia e le sue partite, attorniate da un alone di mistero e speranza, non hanno accantonato le difficoltà derivanti dai numerosi infortuni accorsi. Fa sicuramente meglio ai Rangers di Glasgow e nelle vesti di tecnico, dopo aver preso la cittadinanza ucraina: diviene il vice di Lobanovski nel 2002, poi l’unico allenatore della Dinamo Kiev. Nell’agosto del 2004 gli viene comunicato l’esonero e trova spazio nell’organico dell’Under 21 del suo paese, ma nel 2008 approccia alla Nazionale maggiore in sostituzione di Blochin. Incassato un altro licenziamento, viene convocato nuovamente dalla Dinamo Kiev con la quale firma un contratto per la carica di direttore sportivo.
Infine concludiamo il riepilogo con Srecko Katanec, vincitore di scudetto, Coppa Italia, Supercoppa italiana e Coppa delle Coppe. Appesi gli scarpini al chiodo, porta la Slovenia a Euro 2000 per la prima partecipazione internazionale. Può ripetere l’impresa accedendo la squadra alla qualificazione ai Mondiali di Giappone e Corea del Sud, nel cui torneo rimedia ben tre sconfitte. Nel 2002 viene incaricato di allenare l’Olympiakos e ottiene il titolo greco, ma un anno dopo viene esonerato. Dopo una negativa parabola in Macedonia, Katanec diventa tecnico negli Emirati Arabi nel 2009 e torna alla guida della Slovenia nel 2013.