Hellas-Sampdoria tra gemellaggio, birre e mal d'attacco - Samp News 24
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2013

Hellas-Sampdoria tra gemellaggio, birre e mal d’attacco

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Hellas-Sampdoria non è una partita come le altre. Forse semplicemente perché, per molti, non è nemmeno una partita. È una birra al Nilla Cafè, uno scambio di sciarpe a ridosso dello stadio tra il freddo e il fragrante odore di salsicce arrostite. Un’occasione per rivedere vecchi amici e rivivere certe emozioni, non certo un’altra difficile tappa nell’arduo cammino verso la salvezza. Perché, in fondo, il risultato è una mera formalità statistica, un ghirigoro per riempire gli almanacchi. Ed in effetti la sconfitta non ha cambiato di una virgola lo stato d’animo dei tifosi sampdoriani, che anche dopo la partita hanno cantato, festeggiato e soprattutto bevuto con i gemellati tifosi veronesi.

Per altri, tra cui il sottoscritto, Hellas-Sampdoria era anche una partita. Un match contro una squadra particolarmente temibile che tra le mura amiche esprime il meglio di sé. Non ci saremmo forse aspettati un primo tempo tanto equilibrato e tranquillo da trasmetterci la convinzione che almeno un pari alla fine l’avremmo strappato. Ma all’Hellas è bastato un assolo per chiarire le cose. È bastato quel tipo d’azione che la Sampdoria non fa mai: palla all’attaccante che legge l’inserimento del centrocampista e lo serve in profondità. Imprevedibile, imprendibile. Quando il passaggio arriva a destinazione nove volte su dieci quell’azione si conclude col goal: per la gioia di Juanito Gomez anche stavolta è andata così. Dicevo che è un tipo d’azione che la Sampdoria non prova mai: spesso, troppo spesso dribblo tutto Eder, cose semplici Wszolek o anche dove mi trovo Bjarnason si trovano a ridosso dell’area di rigore e, non vedendo nessuno muoversi, sparano il pallone a caso verso il centro oppure appoggiano il pallone all’indietro, molto spesso regalandolo all’avversario. Facile notarle ora queste cose, mi suggerisce giustamente a fine partita uno stizzito Eder. Ma son problemi che, checché ne dica il brasiliano ex Cesena, sono esistiti anche nelle giornate più felici per i colori blucerchiati: non potremo sempre segnare su papera del portiere o su calcio di rigore. Bisognerà pur arrivarci alla porta avversaria in un modo o nell’altro. Nessuno l’ha notato ma manca Sansone, e in assenza del lucano a partita in corso abbiamo ben poco a cui appellarci, per esempio a Wszolek. Non certo uno capace di ammaliare con il suo talento nei passaggi e la sua spregiudicatezza.

Per chiarirci: la Samp ha giocato bene, in linea con le aspettative e forse anche oltre, considerando il coefficiente di difficoltà della sfida e ricordando anche che, dopo due vittorie consecutive, il calo mentale era quasi fisiologico. Torniamo da Verona con un mezzo sorriso. Anzi direi un sorriso intero. Perché tutto ha un limite, anche le disamine tattiche e le considerazioni tecniche. La gente si è divertita, che è sempre la cosa più importante.

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