2012
“Gustàti” i cannoli, ora i regali sotto l’albero
Non nascondiamoci: quella del Massimino era una sconfitta tranquillamente prevedibile. Affrontavamo una squadra in salute dopo il successo senese e pronta a ripetersi sulle ali di quello che è uno dei migliori attacchi del nostro campionato. Essere ottimisti anche alla luce delle incertezze ravvisate lunedì scorso, sembrava compito arduo per tutti. Eppure però, abbiamo sognato quando Icardi si è fatto largo in area di rigore ed, atterrato da Legrottaglie, ha indotto l’arbitro ad indicare giustamente il dischetto. Abbiamo gioito quando il Capo ha trasformato il rigore; e a fine primo tempo quei 3 punti, che proprio nessuno si aspettava potessero essere nostri, li abbiamo accarezzati quando Icardi salta Bellusci ma poi sciupa una più che ghiotta occasione. Da lì in poi è stato un assolo etneo, e poco c’entrano i presunti condizionamenti di cui parla Ferrara: il Catania è parso più maturo, forte e deciso ed ha ottenuto ciò che ha meritato.
Per quanto prevedibile, questa sconfitta deve far sorgere importanti interrogativi. Il 4-5-1 è stato spesso lodato per il modo in cui riesce a garantire un possesso palla di livello, e per come, anche grazie all’intelligenza tattica di Icardi (a cui andrebbe aggiunta, magari un po’ di sana e spietata freddezza sotto porta, quella tipica dell’attaccante ma che sembra mancargli), vengono imbastite interessanti manovre ed inserimenti dei centrocampisti. I dubbi però sorgono, paradossalmente, a livello difensivo: la velocità degli esterni argentini del Catania ha messo a nudo tutte le falle del nostro sistema di gioco. Non ci sono esterni di ruolo nel nostro centrocampo: chi occupa le fasce (Poli e Krsticic, nella fattispecie) non ha le credenziali tattiche ed atletiche per aiutare i rispettivi terzini e placare i continui raid di calciatori così rapidi ed abili nell’uno contro uno. Altro dubbio: il Rossini visto oggi è probabilmente la fotografia più mortificante di un inizio di stagione comunque rivedibile per il ticinese. Fondate sono le preoccupazioni che quel processo di crescita che così avanzato era parso l’anno scorso sia, in realtà, molto macchinoso ed ancora lontano dal fornirci il partner completo che Gastaldello cerca da quando Lucchini l’ha lasciato optando per un trasferimento quasi fedifrago dopo tutte le gioie e i bei momenti passati insieme. Con Rossini invece, i tempi per parlare di love story non sono assolutamente maturi: ecco perché Sensibile può iniziare a scarabocchiare il suo taccuino, cercando le occasioni con l’ingegno di cui la Sampdoria necessita per muoversi sul mercato di gennaio. Un difensore centrale e un esterno di ruolo sembrano le priorità su cui l’ex ds del Novara dovrà lavorare nel prossimo gennaio per migliorare le qualità di una rosa che, incompleta, soprattutto sulle fasce, era parsa già ad agosto. Tra i nomi caldi c’è quello di Pasquale Foggia, centrocampista che anche l’anno scorso ha dimostrato di non essere più un esterno. Per quanto la dimensione affettiva e la convenienza economica siano elementi favorevoli all’acquisto del fantasista partenopeo, il suo rendimento è troppo altalenante e il suo stato di forma troppo precario per poter realmente pensare di lanciarlo in Serie A.
Occhio però, a non fantasticare troppo guardando all’albero di Natale. I regali arriveranno ma per ora, nel presepe, c’è solo la figura arcigna e spietata di Petkovic che attende di aggiungere altri 3 punti alla classifica della sua Lazio. Provare a reagire e ad alterare gli schemi, magari già con l’inserimento di un Eder encomiabile ma eccessivamente fragile, sono i pochi mezzi che la natura ci offre per tentare di frenare i biancocelesti. Poi, possiamo mangiare il panettone, e lo farà anche Ferrara con ogni probabilità (per quello che risulta dall’evidente linea dirigenziale): la negatività del trend e della classifica (che ci vede ancora a soli 3 punti dalla terz’ultima piazza) però potrebbero pregiudicargli l’altro step, la colomba.