2015
Guberti e il calcio-scommesse: «Samp? Non ho più sentito nessuno»
In questi giorni l’Uefa vaglierà più attentamente la posizione della Samp in merito al caso calcio-scommesse e alla squalifica di Guberti: l’ex componente blucerchiato e il suo coinvolgimento nel tentativo di truccare partite del 2010-11 sta attualmente preoccupando la società di Corte Lambruschini. Tuttavia, è proprio Guberti a parlare ai microfoni de “Il Secolo XIX”: «Onestamente non vedo la differenza con quanto capitato al Torino per Pellicori». A quasi quattro anni di distanza da quel Bari-Sampdoria, Guberti fa una considerazione: «Penso che la vicenda si sarebbe conclusa diversamente se la Samp in quel processo si fosse presentata al mio fianco, come hanno fatto altre società con i loro tesserati. Invece mi ha lasciato solo e hanno preferito patteggiare un punto di penalizzazione».
Tuttavia, Guberti vuole precisare la sua dichiarazione: «Voglio esser chiaro: non si tratta di una dichiarazione polemica nei confronti di una mia ex società, è solo il mio punto di vista. E poi scusate, per quale motivo sarei andato a incontrare Masiello su una mia iniziativa personale? Quale interesse avrei potuto avere a combinare la partita?». La Samp patteggiò, mentre per Guberti ci sono stati tre anni e sei mesi di squalifica: «Io ero, sono e sarò sempre convinto di aver pagato per una cosa che non ho fatto. Masiello è stato ritenuto attendibile solo quando ha parlato di me… e ha dichiarato di aver incontrato il giorno dopo Marco Rossi della proposta che mi aveva fatto. E Marco Rossi ha dichiarato che tra tutte le persone di cui gli ha parlato Masiello, mai è comparso il mio nome».
Guberti ha un obiettivo: «Sto valutando per vedere se ci sono le possibilità di riaprire il processo. Non sarò in pace con me stesso finché non riuscirò a farmi togliere la squalifica». Ci si chiede perché Masiello si sarebbe inventato tutto: «In teoria, tutti gli illeciti nei quali è stato coinvolto gli sarebbero potuti costare 8-9 anni di squalifica. Invece è rientrato dopo due. Questo potrebbe spiegare perché ha buttato in mezzo tante persone. Io poi sono andato a leggermi attentamente tutti gli atti del processo e le testimonianze. Di quelle nove persone coinvolte nella vicenda, due sono state condannate per omessa denuncia, sei prosciolta e una – ovvero io – condannata per illecito sportivo. Pur trovandoci nella stessa posizione, io sono stato condannato».
Ci si chiede se ha mai più sentito qualcuno della Samp: «No, mai più. Raramente ho sentito qualche mio compagno. Per come sono fatto io, ad esempio, un segno l’avrei mandato a chiunque. Bastava mandare un messaggio: «Dai Stefano, non mollare». Mi è spiaciuto, perché la gente può pensare quello che vuole ed è un conto, ma un altro conto sono i rapporti personali. Appena è successa questa cosa, subito sono state prese le distanze. Mi è spiaciuto molto perché stato un campionato complicatissimo per la Sampdoria, eppure lo spogliatoio era sano e unito. C’erano rapporti forti. Io posso guardare in faccia e a testa alta tutti, alcuni miei ex compagni, invece, no».
Gli manca il calcio: «Era e resta la mia vita. In questi mi sono sempre allenato e mi piacerebbe ripartire già quest’estate. Qualche contatto l’ho già avuto con qualche squadra di B. La mia squalifica scadrà alla fine del prossimo campionato, ma potrei rientrare già prima se riuscirò a far riaprire il processo e a farmi giustizia». E sulle rendite economiche: «Da quando sono stato squalificato, non ho più preso un soldo. E parlo della Roma, per la quale ero tesserato. Nella stagione di Zeman ho fatto il ritiro e non sono mai stato pagato. Hanno applicato nei miei confronti il contratto collettivo successivo a quello del periodo del processo. E in più non hanno mantenuto alcune promesse».