Hanno Detto
Gravina e il caso scommesse: «Non mi sento responsabile»
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, interviene sul caso scommesso che ha travolto il calcio italiano
A poche ore dalla sfida Italia-Inghilterra, il presidente della FIGC Gabriele Gravina torna a parlare del caso scommesse che sta infiammando l’opinione pubblicata italiana ed esterna.
GRAVINA – «Come Presidente Federale tra un po’ sarò responsabile anche del buco dell’ozono… Ma la verità è che da presidente federale non mi sento molto coinvolto. Io sono dispiaciuto dal punto di vista umano, questi ragazzi sono per me dei figli e non possono diventare carne da macello. La modalità in cui vengono esposti alla mercé di tutti non è da paese civile. La ludopatia è una piaga sociale, non è un problema del calcio italiano. Abbiamo un milione e 300mila tesserati, è chiaro che può essere coinvolto qualcuno di loro. Chi ha sbagliato deve essere punito, ci stiamo adoperando affinché emerga il tutto con la massima chiarezza. La punizione sarà una punizione afflittiva, ma chi ci chiederà aiuto verrà aiutato. La Federazione deve accompagnare questi ragazzi in un processo di guarigione, noi dobbiamo avviare un processo di recupero di questi ragazzo che è fondamentale. Per la legislazione italiana, questi ragazzi possono scommettere su Inghilterra-Italia di stasera, ovviamente su piattaforme legali. Questi ragazzi vengono puniti perché noi, nelle nostre forme della FIGC, l’abbiamo inserito nel nostro ordinamento. Una sanzione di 3 anni e almeno 25mila euro di multa. Oggi vediamo una contraddizione incredibile: c’è una continua campagna pubblicitaria da parte di chi invita a giocare. Io invece sono impegnato a spiegare ai ragazzi di non giocare attraverso corsi che facciamo puntualmente. I giocatori, le nazionali giovanili, gli arbitri, sono tutti coinvolti in questi corsi. Perché non rileviamo questa contraddizione? Non possiamo essere ipocriti nel nascondere il fatto che esista una piaga sociale, i giovani se scommettono devono essere puniti anche a livello di giustizia ordinaria. Non ci tiriamo indietro, noi questi ragazzi non li abbandoneremo mai».