2013

Gianpaolo Bellini: la bandiera di cui pochi parlano

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Troppo spesso, quando si parla di bandiere, si parla solo dei soliti Totti, Zanetti, Maldini e spesso ci si dimentica dei Conti di Cagliari, dei Palombo e Gastaldello di Genova sponda blucerchiata e dei Rossi in quella rossoblù, per citare giusto qualche esempio. E ci si dimentica anche di chi silenziosamente indossa la stessa maglia da 23 anni e non percepisce uno stipendio faraonico. Stiamo parlando di Gianpaolo Bellini, capitano e bandiera dell’Atalanta, prossimo avversario della Sampdoria.

Nato nel settore giovanile dei bergamaschi, fa il suo esordio in prima squadra a 19 anni nell’aprile del 1999. In quella stagione scende in campo soltanto 4 volte, ma da quella successiva il suo impiego sarà in crescendo a tal punto che finirà con il diventare un vero e proprio pilastro della squadra, con il nome marchiato a fuoco nella storia della Dea. Il terzino nel 2010 diventa il primo giocatore, per numero di presenze, della storia bergamasca, tra salvezze sofferte e promozioni combattute con il coltello tra i denti.

Gianpaolo Bellini rappresenta la faccia pulita di un calcio che non c’è più, se non a dimensione di qualche realtà più provinciale dove ancora si cercano di mantenere vivi quei valori che amano follemente i tifosi: attaccamento alla maglia e cultura del lavoro. Domenica a Bergamo non scenderanno in campo due semplici squadre, scenderanno in campo due scuole di valori che sembrano ormai demodé nel calcio di oggi. Palombo e Gastaldello da una parte, Gianpaolo Bellini dall’altra. E poco male se il terzino bergamasco non dovesse scendere in campo per infortunio: si tratterà ugualmente di una piccola vittoria per chi crede ancora in un calcio dove possono esistere i sentimenti. Perché alle volte è anche troppo facile definirsi bandiera di una squadra che offre stipendi a 7 o 8 cifre e lotta per le posizioni di vertice…

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