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Giampaolo, segnali alla società: «Ora lo step finale»

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Giampaolo commenta la prestazione della Sampdoria contro il Sassuolo: «Bisogna migliorare la ferocia, ma che personalità». Segnali alla società: «Non so se riusciremo a fare lo step finale»

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Cinquina per la Sampdoria tra le mura del “Mapei Stadium” contro il Sassuolo. Apre le marcature Gregoire Defrel, seguono le reti di Fabio Quagliarella, Karol Linetty, Dennis Praet e Manolo Gabbiadini. Il tecnico blucerchiato Marco Giampaolo commenta la prestazione ai microfoni di Sky Sport: «Sono tante le cose che mi sono piaciute. La personalità con cui la squadra è venuta a giocare contro il Sassuolo, una compagine che gioca buon calcio. La sicurezza, la compattezza. Noi cerchiamo di migliorare la nostra autostima e la vittoria di oggi è un tassello in quella direzione. Mi è piaciuto tanto il terreno di gioco – ride il tecnico, alludendo ai problemi del “Ferraris” -. Mi è piaciuto Quagliarella che ha ribadito la sua leadership e il fatto che abbiano segnato cinque giocatori diversi. Quello che mi è piaciuto meno è subire il terzo gol. Non per fare il pignolo, ma bisogna migliorare la ferocia nelle piccole cose. La partita l’abbiamo preparata pensando a quello che avrebbe fatto De Zerbi. Sapevo che avrebbe giocato in questo modo e l’abbiamo preparata sulla contrapposizione. Sono stati bravi i miei a stare sempre sul pezzo, sempre accesi».

«Mi è piaciuto molto Defrel che giocava in un ruolo un po’ inedito per lui, ma ha capito subito le contrapposizioni. L’importante è migliorare l’autostima perché so quello che la mia squadra può dare. Nei chilometri percorsi forse siamo tra le ultime squadre, ma corriamo distribuendo bene i carichi di lavoro. Questo tipo di calcio è vincolato alla disponibilità dei calciatori, se no ti vengono a mancare gli step durante la partita. Siamo partiti tre anni fa in un percorso lungo, ci sono stati tanti calciatori. Oggi la Sampdoria è riuscita a dare continuità perché sono cresciuti i calciatori che sono rimasti. Questo è quello che discuto con il club: il salto di qualità si fa con i calciatori che restano. È una scelta aziendale, ma lo step finale non so se riusciamo a farlo. Io cerco di lavorare sulla testa dei giocatori: i Linetty e i Praet sono calciatori diversi rispetto a quando sono arrivati, così come Murru, ed è chiaro che il lavoro e la continuità ti permettono di consolidare conoscenze, ma l’ultima pennellata al quadro va data se no resta un lavoro incompiuto».

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