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Giampaolo sincero: «Ecco l’obiettivo della Samp». Ed elegge il giocatore-rivelazione
Giampaolo sugli obiettivi della Sampdoria: «Europa League? Siamo tra le squadre che lottano per il settimo posto, ma niente previsioni»
Tornato in Abruzzo nei giorni scorsi per far visita al fratello Federico, Marco Giampaolo si è concesso ai taccuini de Il Centro per parlare di questo avvio di campionato che vede la Sampdoria in quinta posizione: «Se siamo andati oltre le aspettative? Non lo so. Di solito, ogni estate riparto da una base di giocatori che conosco e sanno quello che voglio, poi ce ne sono altri da integrare. Previsioni non ne faccio. I nuovi portano linfa e motivazioni. Chiaramente, c’è da lavorare. Il mio obiettivo è quello di assemblare e dare una fisionomia di gioco alla squadra. Ma non so fare previsioni. Più in generale – spiega il tecnico – posso dire che chi ha maggiore disponibilità di spesa ha più possibilità di fare bene; fortunatamente, non è un’equazione esatta. Di mezzo ci sono delle variabili e, soprattutto, l’abilità degli interpreti. Per quanto mi riguarda, ribadisco l’importanza della presenza dei cosiddetti vecchi che aiutano i nuovi a inserirsi».
Nonostante l’ottima partenza e i 14 punti, per Giampaolo è ancora presto per parlare di piazzamenti europei, ma ha un’idea del traguardo che proverà a raggiungere la Sampdoria: «A mio avviso, sei squadre sono fuori portata, quattro in Champions e due in Europa League. Resta il settimo posto che dà l’accesso ai preliminari di Europa League. Ci sono tante squadre che ambiscono a questo piazzamento, dal Torino alla Fiorentina e nel gruppo c’è anche la Sampdoria. E lo stesso Sassuolo. Poi, chiaramente, si gioca e questo è un campionato più equilibrato del solito, non ci sono partite semplici. Pochi dettagli fanno la differenza. Il mio obiettivo è quello di migliorarsi individualmente e come squadra. Ma, appunto perché la serie A è equilibrata, è impossibile fare previsioni».
Più volte il tecnico blucerchiato ha ammesso di aver trovato a Genova l’ambiente ideale per allenare: «C’è tutto per fare bene. Il clima è buono, il mare c’è, il pesce è buono (ride, ndr) e la tifoseria è un valore aggiunto. Sto bene, mi trovo a mio agio. Allenare altri dieci anni? Forse sono troppi, forse smetterò prima». E sulla tragedia di ponte Morandi: «L’ho detto e lo ripeto: Genova non va compatita, ma visitata, perché è una bella città. Oggi per aiutare questo popolo e lenire il dolore della strage va fatta una sola cosa: ricostruire il ponte. Il prima possibile».
Sulla possibilità di sedere un giorno sulla panchina di una nazionale, Giampaolo taglia corto: «Mi piace allenare la Sampdoria. L’Italia? Da quando c’è Mancini si sta portando avanti un’altra filosofia, si è aperto un nuovo ciclo. La Nazionale ha bisogno di talento che va scovato, bisogna creare le condizioni affinché emerga. Dopodiché, tanto per essere più chiari, va fatto un ragionamento: la Juve è prima e dà tre giocatori all’Italia; il Napoli è secondo in classifica e ne dà uno, l’Inter lo stesso. Tradizionalmente, le grandi Nazionali si formano attingendo a un blocco. Che oggi non c’è. Ci vogliono calciatori forti, sono loro che fanno la differenza in campo. Inutile prendersela con il ct di turno».
Secondo Giampaolo, il cambio di filosofia non è avvenuto soltanto all’interno della nazionale, ma anche in Serie A. «La sorpresa del campionato? Non una squadra, ma un’inversione di tendenza. Mi piace sottolineare il fatto come un tempo le squadre di metà classifica si chiudevano dietro e giocavano in contropiede. Oggi non è più così, provano a giocare a calcio. E questo rappresenta un aspetto migliorativo dello spettacolo. Vedi Sassuolo e Empoli che se la giocano a viso aperto, senza paura». Parlando di singoli, però, allora sì che il tecnico doriano si sbilancia: «Il giocatore-rivelazione? Spero sia un mio giocatore, dico Andersen», ha concluso.