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Giampaolo-Cagliari, un rapporto difficile: la storia
Marco Giampaolo incrocia una delle squadre più significative della sua carriera: quella volta che disse “no” a Massimo Cellino
Sette partite, tre vittorie, un pareggio e tre sconfitte: questo il bilancio di Marco Giampaolo nella sua carriera contro il Cagliari. Un bilancio particolare, visto che le sconfitte sono arrivate tutte al “Sant’Elia”, seppur su panchina diverse, mentre due delle tre vittorie sono arrivate in casa: una statistica che dà un buon auspicio alla gara di domenica contro i sardi, ma la verità è che il Cagliari ha rappresentato anche qualcos’altro per l’allenatore di origini elvetiche. Infatti, i rossoblu sono stati la seconda squadra di Giampaolo in carriera, dopo la bella parentesi di Ascoli e la salvezza ottenuta nelle Marche.
UN “NO” DIGNITOSO – Se ad Ascoli allena alle spalle di Massimo Silva, essendo sprovvisto dell’autorizzazione, Giampaolo prende ufficialmente in mano il Cagliari nell’estate 2006. Un rapporto complicato quello con Massimo Cellino, abituato a cambiare allenatori come i vestiti. La prima vittoria arriva solo alla nona giornata (guarda caso, contro la Samp di Novellino) e il 17 dicembre 2006 c’è l’esonero; quando però Colomba non riesce a raddrizzare la stagione, allora il patron rossoblu richiama Giampaolo, che conduce il Cagliari alla salvezza. Ottenuto il patentino, l’allenatore è pronto a guidare i sardi per la sua seconda stagione, ma non è fortunato con i risultati e viene esonerato nuovamente nel novembre 2007 (anche qui, c’entra la Samp: un 3-0 che paradossalmente salva la panchina di Mazzarri). Sonetti lo sostituisce, ma il Cagliari è ultimo in classifica quando Giampaolo viene richiamato nel dicembre 2007. Almeno teoricamente, perché a differenza di altri, il tecnico rifiuta di tornare a Cagliari. Lo dirà in una nota: «Pur nella consapevolezza del danno economico che ne deriverà, rinuncio a tornare a Cagliari. L’orgoglio e la dignità non hanno prezzo». Chissà come sarebbe andata la sua carriera senza quel rifiuto: il passato è ormai storia, il presente – con la gara di domenica – è ancora tutto da scrivere.