2013
Gervasoni applica il regolamento, ma il buonsenso?
La polemica sul momentaneo – in questo caso davvero momentaneo – 2 a 0 della Sampdoria non si placherà facilmente. D’altronde nel post-gara era questo l’argomento principale e le accuse a Gervasoni non sono mancate. L’arbitro, però, a termini di regolamento è stato preciso e corretto. Le stesse regole del gioco del calcio affermano che il calcio di rigore è l’unico tiro che si può concretizzare a tempo scaduto, mentre tutti gli altri – dal calcio di punizione al calcio d’angolo – non devono essere eseguiti.
Ora, però, esiste una diciottesima regola non scritta che normativizza il buonsenso. È una regola vecchia tanto quanto la figura dell’arbitro e in ogni partita viene adottata più di tutte le altre messe insieme. Però stavolta Gervasoni di quella diciottesima regola si è dimenticato. C’erano due modi molto più semplici per sbrogliare la situazione: il primo era quello di non far battere la punizione, ammonire Darmian e mandare tutti sotto la doccia, perché mancavano solo venti secondi allo scadere del 46′ e quindi dei due minuti di recupero. Il secondo, invece, era quello di concedere il gol, perché nessuno del Torino avrebbe protestavo vistosamente.
D’altronde le giustificazione per aver dato il gol a tempo di recupero scaduto c’erano: bisognava recuperare il tempo perso per l’ammonizione, per posizionare la barriera, per annotare il fallo e il colpevole. Insomma, Gervasoni su tre decisioni ha deciso di prendere quella più difficile, più ostica, più complicata. Anche perché, poi, la pressione gli ha complicato la partita e il secondo tempo è stato arbitrato in maniera condizionata, con la necessità di compensare l’errore commesso nei confronti della Sampdoria.
Questa è la seconda volta quest’anno che ci troviamo a commentare in maniera negativa l’operato del direttore di gara. E vi assicuro che con più di 50 partite arbitrate sulle spalle per me non è mai facile contestare un ex collega.