Editoriale

Genoa Sampdoria: il derby di chi si accontenta

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Genoa e Sampdoria non si fanno male: 1-1 al termine del Derby della Lanterna. La stracittadina di chi si accontenta

Tre derby, tre delusioni. Il feeling tra la Sampdoria e la stracittadina genovese sembra essersi perso nel corso degli ultimi mesi, dopo un filotto di sette vittorie, tre pareggi e due sconfitte che ha contraddistinto l’era Ferrero. Il misero bottino di Ranieri parla chiaro: un successo su quattro precedenti (14 dicembre 2019) peraltro maturato in maniera del tutto fortunosa grazie a un guizzo di Gabbiadini all’85’. Poi il blackout più totale, l’incapacità di confermare la supremazia sui rossoblù a cui siamo stati abituati per anni. Possiamo parlare di stagione alterata dal Coronavirus e dell’assenza dei tifosi sugli spalti. Fattori ineccepibilmente veritieri, ma costituiscono soltanto un’attenuante per chi pensa ad accontentarsi e non a eccellere. Ecco perché il problema principale è di natura mentale.

L’ennesimo esempio si è concretizzato ieri sera sul prato del Ferraris. I blucerchiati sono apparsi disorientati e privi del fuoco che caratterizza solitamente il Derby della Lanterna. Spenti, quasi rassegnati al proprio destino, hanno lasciato che il Genoa prendesse in mano la partita. Scelta azzardata e inaccettabile, specialmente nel contesto di un derby. Per non parlare degli episodi: dal gol subito (Candreva sbaglia in fase di ripiegamento e Tonelli si fa saltare come un birillo) a quello realizzato all’ultimo respiro sugli sviluppi di un calcio piazzato, dopo 70 minuti di nulla cosmico. Nel mezzo, inoltre, grida dalla panchina, atteggiamenti di disapprovazione di alcuni calciatori verso i compagni, errori individuali che non si commettono nemmeno durante il primo giorno di scuola calcio.

Altro tasto dolente è l’espressione del gioco. Tuttavia, in questo caso è doveroso giustificare almeno parzialmente il pensiero di Ranieri. Tralasciando vedove di Giampaolo e detrattori seriali, il punto focale della questione si basa sulle ambizioni dettate dalla società Sampdoria a inizio anno. Se dal tecnico è pretesa una salvezza tranquilla (e il mercato va di pari passo con tali richieste), non bisogna aspettarsi un calcio spumeggiante alla Napoli di Sarri. Contano solamente quei 40 punti che permetterebbero alla squadra di restare in Serie A nella prossima stagione. Soltanto una volta raggiunta quella soglia, poi si potrà alzare l’asticella. Mai come quest’anno la lotta per non retrocedere è viva e coinvolge molti club blasonati. Ranieri non è uno sprovveduto messo a caso su una panchina, conosce rischi e pericoli della situazione. E «meno concreti ma più belli» non rappresenta, al momento, lo slogan su cui basare il suo credo calcistico. Tutto ruota intorno alla salvezza.

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